Trappole per vespe di Marco Dorati

Trappola per vespe

Marco Dorati
“Trappola per vespe” parla di quelle esperienze che presentano al pubblico un percorso attraverso la letteratura e tutte le sue forme. Si rivolge a coloro che apprezzano le costruzioni a scatole cinesi e amano la “letteratura di secondo grado”: lettori che nel testo cercano il piacere di riconoscere l’allusione, l’atmosfera di precedenti letture, familiare, ma al tempo stesso straniante per la contaminazione di temi e generi

Introduzione


“Una volta infilatomi nella porta girevole, con cui non avevo dimestichezza,
temetti di non riuscire più a venirne fuori”.
M. Proust
Ecco ciò che ho provato dopo aver letto le prime cinquanta pagine di questo libro.
E non mi è dispiaciuto per niente trovarmi in un quello stato così particolare!

Recensione

Sebbene “Trappola per vespe” di Marco Dorati sia un’opera di appena centocinquantatre pagine, confesso che ho dovuto leggere per ben due volte l’intero testo per comprenderlo o, per meglio dire, per sincerarmi che fossi in grado di comprendere esattamente quello stavo leggendo.
Non siamo dinnanzi a un romanzo, anche se la penna di Dorati ci presenta identità differenti animate da un unico impulso: gestire un processo narrativo consapevole o inconsapevole.
Non siamo neppure dinnanzi a un saggio, nonostante l’autore sia un ricercatore universitario di lingua e letteratura greca: il meccanismo narrativo è impostato sulle storie dei personaggi descritti, che sono svariati e differenziati, nonostante non siano mai descritti compiutamente, né introspettivamente né fisicamente.
A mano a mano che la narrazione procede, sentiamo crescere il pathos delle vicende, metaforiche e surreali, dei personaggi. E ci rendiamo conto che chi scrive è un vero romanziere, seppur molto lontano da come siamo abituati a immaginarli.
L’autore inizia la sua storia con la descrizione di un luogo fisico, ma anche di un luogo mentale, preannunciandoci l’inizio di un cammino che non sarà lineare e neppure scontato.

«Non mancano ormai che poche righe: ancora qualche istante, poche sillabe, e tutto sarebbe finito; pure, la conclusione ora, sento, sarebbe prematura. Abbiamo tempo. Meglio lasciare che un altro vi intrattenga e parli al posto mio, e che con altre parole vi racconti ciò che stavo per mostrarvi, ma solo per ritrovarci qui, dopo un viaggio più lungo, in questo stesso punto».

Tutto si snoda attraverso la metafora degli icneumonidi, insetti parassiti che depongono le proprie uova all’interno di specifiche prede dopo averle paralizzate con un acido iniettato nei centri nervosi, in modo tale che la vittima resta in vita, in modo da nutrire le larve dell’imenottero trapiantate in essa.
Una pratica talmente mostruosa da portare lo studioso Darwin a pronunciare queste parole:
“Non riesco a persuadermi che un Dio benefico e onnipotente abbia volutamente creato gli icneumonidi con l’espressa intenzione che essi si nutrano entro il corpo vivente dei bruchi.”
E che trova il suo leitmotiv nella costante presenza delle vespe, della stessa famiglia degli imenotteri, nel tessuto narrativo delle storie, e la sua apoteosi nella trappola antivespa: una semplice bottiglia di plastica tagliata in due parti, esca zuccherina e un po’ di birra chiara.

La sostanza attrattiva attira l’insetto che poi crolla nel liquido della birra, come uno scrittore che, mosso dall’ispirazione, finisce per immergersi totalmente nella sua creazione, finendo per soccombere.

“Scontento, disilluso, intristito, avevo chiesto al sogno di donarmi il libro che invano cercavo di scrivere, ed egli, dio accondiscendente e benevolo, aveva messo all’opera nell’officina i suoi misteriosi aiutanti, perché foggiassero il libro che desideravo.”

Complicata come un rebus è anche la struttura dell’opera: divisa in tre parti, la prima è appena un accenno, mentre nelle successive si susseguono tecniche e influenze assai disomogenee fra loro: si passa da uno stile quasi horror, con flussi di coscienza inconsapevoli, ad ardite imboscate nella letteratura europea, da Hoffmann a Flaubert, da Proust a Kafka.

Conclusioni

Se avessi modo di conoscere Marco Dorati, sarei tentata di chiedergli cosa lo ha condotto a scrivere e pubblicare un lavoro così insolito e, per certi versi, anche molto spregiudicato, ma ho il sospetto che la risposta sarebbe complessa e sibillina proprio come la sua opera.
Avrei però l’occasione di fargli i complimenti per l’originalità della sua opera, sicuramente non alla portata di tutti, ma, forse, di incredibile valore anche per quello.

Voto

3/5

Citazioni

“Pure, in questa sensazione a me tanto familiare, al pari dell’immobilità che mi stringeva, intuivo questa volta una causa più particolare e più dolorosa, situata ad una profondità maggiore, come un corpo che non è possibile distinguere su un fondale remoto sotto la massa dell’acqua opalina, ma di cui si riesce a cogliere il movimento. Non mi sbagliavo. Dal cuore del libro immateriale che a tratti – quando il mio battello, giunto ormai in vista dell’approdo, era respinto e lasciato andare alla deriva, momentaneamente rifluiva verso la riva del Lete – tornavo per un breve istante a credere di stringere ancora tra le mani, si facevano strada, attraverso un mondo che rapidamente cadeva in frantumi e presto sarebbe stato ridotto in polvere, per rendermi omaggio in processione e prendere congedo, le immagini del sogno…”

Recensione di Rita Scarpelli

Pubblicato da Rita Scarpelli

Sono Rita Scarpelli e vivo a Napoli, una città complessa ma, allo stesso tempo, quasi surreale con i suoi mille volti e le sue molteplici sfaccettature. Anche forse grazie a questa magia, da quando ero bambina ho amato la lettura e la scrittura . Nonostante gli studi in Economia e Commercio mi abbiano condotta verso altri saperi e altre esperienze professionali, il mio mondo interiore è sempre stato popolato dai personaggi e dalle storie dei libri che leggevo e ancora oggi credo fortemente che leggere sia un’esperienza meravigliosa. Parafrasando Umberto Eco, “Chi non legge avrà vissuto una sola vita, la propria, mentre chi legge avrà vissuto 5000 anni…perché la lettura è un’immortalità all’indietro”. Lo scorso anno ho vissuto l’esperienza incredibile di pubblicare il mio romanzo di esordio “ E’ PASSATO”, nato dalla sinergia dell’ amore per la scrittura con la mia seconda grande passione che è la psicologia. E poiché non c’è niente di più bello di condividere quello che ama con gli altri, eccomi qui insieme a voi!

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