Storia della mia ansia di Daria Bignardi

“Vivere nella convinzione di dover essere perfetti e scoprire quanto coraggio occorra per dare un senso all’imperfezione.

Lea, la protagonista del romanzo di Daria Bignardi è una scrittrice, una moglie, una madre. Ma la vera essenza del suo essere è racchiusa nella sua ansia, che regola e gestisce il suo sentire e le sue relazioni.

“Storia della mia ansia”, definito dalla stessa autrice il suo libro più importante, è la storia di una donna sui cinquanta che ha creduto, per tanti anni, di poter essere una superdonna, finché qualcosa di devastante cambia la sua vita in maniera definitiva: il tumore.

Dal momento in cui inizia a vedere e a sentire tutto ciò che la circonda attraverso quell’ospite insidioso che alberga nella sua testa, sente il bisogno di guardare, senza filtri, il suo mondo, popolato dal marito Shlomo, che l’ha sottratta a un precedente matrimonio per poi dare per scontato il loro rapporto, dai figli Giò e Marco, che trascorrono la loro esistenza fingendo che la madre non abbia niente di grave e soprattutto  da un lavoro, in cui ha dato sempre il massimo, ma nei confronti del quale non si sente più di mettersi in gioco, subendo le angherie dell’ansia da prestazione.

Il cammino catartico del cambiamento trova, paradossalmente, il suo itinerario nel percorso chemioterapico, durante il quale la protagonista sperimenta il dolore fisico, la prostrazione psichica ma, soprattutto, il vero senso della battaglia contro il cancro: incominciare a prendersi cura di  se stessi.

E in quel tunnel incontra Luca, un paziente come lei, che, pur essendo molto più giovane, è sintonizzato su emozioni autentiche che solo alcuni momenti della vita possono destare: dormire abbracciati senza far l’amore, cenare in una bettola dal cibo eccellente, amare la lettura, prendersi cura reciprocamente l’uno dell’altra.

Lea è una donna che ha voluto essere coerente, senza compromessi, e forse anche questa sua coerenza e lealtà assoluta l’hanno portata, negli anni, a dover dare conto di se stessa a se stessa, attraverso il subdolo meccanismo dell’ansia.

“-Sei senza pelle – mi ha detto una volta Shlomo, disgustato. Sono emotiva, impulsiva, secondo lui irrazionale. Ma senza pelle le emozioni si sentono di più e la mia ansia era la benzina per tutto: scrivere e vivere.”

La malattia, giunta all’improvviso e diagnosticata per caso, le dà la possibilità di capire che anche nella coerenza bisogna rispettarsi e, a mano a mano che la sua battaglia va avanti, inizia a ridefinire e rimodulare numerosi aspetti della vita.

“Il buono di una malattia è che capisci cosa viene prima. Lo senti senza più incertezza, ed esci dalla ruota del criceto. Per piena che sia ,ogni vita, prima o poi, diventa una bolla in cui fai sempre le stesse cose. Quando ti ammali, la bolla esplode.”

Lea inizia finalmente a affrontare i nodi cruciali delle sue relazioni, a partire da quella con i suoi genitori, e in particolare con la mamma, una donna che “si preoccupava di tutto tranne che di ciò che importava davvero”, il cui imprinting era stato così devastante per la figlia al punto da portarla, per una vita intera, a ignorare la sua dimensione di donna ansiosa, pur percependone le pulsioni.

E poi il rapporto con Shlomo, che “ non parla mai delle sue sofferenze: pensa che farlo sia indecente, o  ha imparato a fingere che non esistano. E’ il suo modo per difendersi da loro e da me”.

O quello con i figli, “che sembrano entrambi sereni, allegri e distratti”, nonostante tutto, soprattutto grazie alla tranquillità che Shlomo è in grado di infondere loro. E che hanno bisogno “della presenza della madre, ma non di frequentarla troppo”.

Determinante è il ruolo di Luca, che, oltre a percorrere in prima persona il duro cammino della chemioterapia, si innamora di Lea, nonostante sia calva, con un seno di silicone e un braccio difettoso.

E che le fa comprendere che esiste “un mondo parallelo di malati che vive accanto a quello dei sani. Non esistono differenze fra sani e malati, tranne una: i malati hanno più voglia di vivere.”

Come è noto, la vicenda narrata in “Storia della mia ansia” è tratta dall’esperienza personale vissuta da Daria Bignardi, che si è ammalata di tumore proprio durante il periodo nel quale è stata Direttore di Rai Tre: una versione chiaramente romanzata di un dramma che la scrittrice, come molte altre donne, ha dovuto affrontare, fra mille perché irrisolti.

Come scrive Nadia Terranova su “Il Foglio”, lo scorso 6 marzo 2018, questo libro è “molti libri insieme: il destino di un amore faticoso e resistente, il diario di un’attrazione verso un uomo più giovane, lo svelarsi di cosa succede quando abbiamo sperato che l’ansia svanisse davvero…”

Attraverso l’intensità con la quale questo romanzo è capace di narrare i molti aspetti di una vita qualunque, con delicato ma, allo stesso tempo, efficace potere sinergico, esso riesce a entrare nella testa e nel cuore dei lettori con la capacità di farci sentire tutti parte in causa, ciascuno con le sue storie d’amore, i conflitti parentali e  il rapporto con la salute e con la malattia.

E soprattutto, regala un messaggio profondamente ottimistico a chiunque viva giorni attraversati dalle paure e dai dubbi sulle scelte di vita che ci si trova a fare, spesso senza avere mai la controprova della sensatezza delle decisioni prese.

“Se non mi fossi massacrata di lavoro, se avessi mangiato poco di tutto, se fossi stata moderata, razionale…se non avessi sposato un uomo che mi fa soffrire, se mi fossi accontentata di gioire del vento fra i rami e non mi fossi spinta oltre i miei limiti forse il mio corpo avrebbe saputo tenere a bada il male. Ma non l’ho fatto. I miei errori sono ciò che più rimane. Gli errori hanno fatto di me ciò che sono”

Lettura consigliata…soprattutto per noi donne!

Rita Scarpelli

Titolo : Storia della mia ansia

Autore : Daria Bignardi

Editore : Mondadori

Collana : Scrittori italiani e stranieri

EAN : 9788804673156

Prezzo : € 19

Vive a Milano dal 1984 e in questa città ha iniziato la sua attività di giornalista. Nel 1988 entra a Chorus, mensile di Leonardo Mondadori. Diventata giornalista professionista nel 1992, ha collaborato con varie testate: Panorama, Sette, La Stampa. Già dall’anno precedente iniziava a lavorare per radio e televisione, prima con Gad Lerner, poi con Gianni Riotta per la trasmissione Milano Italia su RaiTre. Ha diretto per due anni il mensile Donna di Hachette. Da aprile 2005 scrive e conduce il programma Le invasioni barbariche per La7, quindi su Rai Due il programma Era glaciale.
Ha ricevuto molti riconoscimenti, tra i quali il Premio Flaiano, due Telegatti (nel 2000 e nel 2007), due Oscar tv (nel 2001 e nel 2007), il Premiolino, l’Oscar del Riformista, il Premio Ideona e il Premio Alghero. Nel 2008 pubblica con Mondadori il suo primo romanzo, intitolato Non vi lascerò orfani (che vince il Premio Rapallo, il Premio Elsa Morante per la narrativa e il Premio Città di Padova), al quale farà seguito nel 2010 un secondo libro, Un karma pesante. Due anni dopo esce, sempre per Mondadori, Un’acustica perfetta. Del 2014 è L’amore che ti meriti; del 2015 Santa degli impossibili. Per più di 10 anni Daria Bignardi ha tenuto una rubrica di libri su Radio Dee Jay intitolata “la Mezz’ora di Daria”. Collabora con varie riviste, tra cui Vanity Fair, e i suoi libri sono tradotti in varie lingue.

La descrizione del libro

Un pomeriggio di tre anni fa, mentre stavo sul divano a leggere, un’idea mi ha trapassata come un raggio dall’astronave dei marziani. Vorrei raccontare così l’ispirazione di questo romanzo, ma penso fosse un’idea che avevo da tutta la vita. “Sappiamo già tutto di noi, fin da bambini, anche se facciamo finta di niente” dice Lea, la protagonista della storia.
Ho immaginato una donna che capisce di non doversi più vergognare del suo lato buio, l’ansia. Lea odia l’ansia perché sua madre ne era devastata, ma crescendo si rende conto di non poter sfuggire allo stesso destino: è preda di pensieri ossessivi su tutto quello che non va nella sua vita, che, a dire il vero, funzionerebbe abbastanza. Ha tre figli, un lavoro stimolante e Shlomo, il marito israeliano di cui è innamorata. Ma la loro relazione è conflittuale, infelice.
“Shlomo sostiene che innamorarci sia stata una disgrazia. Credo di soffrire più di lui per quest’amore disgraziato, ma Shlomo non parla delle sue sofferenze. Shlomo non parla di sentimenti, sesso, salute. La sua freddezza mi fa male in un punto preciso del corpo.” Perché certe persone si innamorano proprio di chi le fa soffrire? E fino a che punto il corpo può sopportare l’infelicità in amore?
Nella vita di Lea improvvisamente irrompono una malattia e nuovi incontri, che lei accoglie con curiosità, quasi con allegria: nessuno è più di buon umore di un ansioso, di un depresso o di uno scrittore, quando gli succede qualcosa di grosso.
Daria Bignardi

Pubblicato da Rita Scarpelli

Sono Rita Scarpelli e vivo a Napoli, una città complessa ma, allo stesso tempo, quasi surreale con i suoi mille volti e le sue molteplici sfaccettature. Anche forse grazie a questa magia, da quando ero bambina ho amato la lettura e la scrittura . Nonostante gli studi in Economia e Commercio mi abbiano condotta verso altri saperi e altre esperienze professionali, il mio mondo interiore è sempre stato popolato dai personaggi e dalle storie dei libri che leggevo e ancora oggi credo fortemente che leggere sia un’esperienza meravigliosa. Parafrasando Umberto Eco, “Chi non legge avrà vissuto una sola vita, la propria, mentre chi legge avrà vissuto 5000 anni…perché la lettura è un’immortalità all’indietro”. Lo scorso anno ho vissuto l’esperienza incredibile di pubblicare il mio romanzo di esordio “ E’ PASSATO”, nato dalla sinergia dell’ amore per la scrittura con la mia seconda grande passione che è la psicologia. E poiché non c’è niente di più bello di condividere quello che ama con gli altri, eccomi qui insieme a voi!

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