Il trentennale della caduta del muro di Berlino

Il trentennale della caduta del muro di Berlino
Foto Pixbay

Oggi ricorre il trentennale della caduta del muro di Berlino.

Sono trascorsi ormai esattamente trenta anni dall’abbattimento del Muro di Berlino, simbolo per antonomasia della Guerra Fredda, definito ufficialmente “Antifaschistischer Schutzwall”, barriera di protezione antifascista. Ma quando e perché fu costruito? Per rispondere a queste domande, occorre inquadrare gli eventi collocandoli secondo una cronologia storica: la Germania fu divisa, per accordo dei tre vincitori (la Francia venne inclusa successivamente) in zone di occupazione. Lo decisero la Conferenza di Jalta (4-11 febbraio 1945) e la Conferenza di Berlino-Potsdam (17 luglio-2 agosto 1945). Berlino era caduta in mano sovietica due mesi prima, il 2 maggio 1945. Dopo il piano Marshall (3 aprile 1948), servito per la ricostruzione politica e industriale della Germania, Berlino fu oggetto di contesa. Il 23 maggio 1949 gli occidentali formarono la Repubblica Federale Tedesca e il 7 ottobre 1949 nacque la Repubblica Democratica Tedesca (DDR), con capitale Berlino Est. Dunque, la costruzione del muro fu eseguita prevalentemente per evitare la migrazione di massa dei cittadini dell’Est del capoluogo tedesco verso occidente, zona più ricca e prospera. La mattina del 13 agosto 1961, oggi nota a tutti come “la domenica del filo spinato”, i berlinesi si ritrovarono ad osservare, increduli e sgomenti, militari e polizia della Germania orientale che scaricavano enormi quantità di cemento, filo spinato e blocchi di pietra. La costruzione durò circa 15 anni e, dal punto di vista propagandistico, fu un disastro per il blocco comunista, divenendo quasi un simbolo della sua tirannia. Il muro era lungo 155 Km. Nel 1962 fu eretto un secondo muro all’interno della frontiera per ostacolare ulteriormente la fuga verso Ovest, creando la cosiddetta “striscia della morte”, che conteneva trincee, letti di chiodi e altri sistemi di difesa. Alla fine, la costruzione definitiva era di cemento armato rinforzato, alto 3,6 metri con 45.000 sezioni separate, 1,5 metri di larghezza, protetto da recinzioni, 105,5 Km di fossato anticarro, 302 torri di guardia (oggi inglobate dal panorama urbano), con cecchini armati, 20 bunker e una strada illuminata per il pattugliamento lunga 177 Km. Tutto ciò che si trovava sul cammino del muro fu eliminato. Le case che avevano la facciata a Ovest e il retro a Est, in strade tipo Bernauer strasse, furono integrate alla struttura. Durante il periodo dell’esistenza del muro furono registrati circa 5.000 tentativi di fuga verso Ovest andati a buon fine e presumibilmente un numero compreso tra i 192 e 239 cittadini uccisi mentre cercavano di attraversare il confine. Inizialmente esisteva un solo punto di attraversamento per gli stranieri e i turisti, il “Checkpoint Charlie”, imponente posto di blocco che divideva Berlino tra il settore sovietico e quello americano. Lucio Dalla, trovandosi poi in questo posto, raccontò com’era nato il suo celebre brano “Futura”:
“Il testo di Futura nacque come una sceneggiatura, poi divenuta canzone. La scrissi una volta che andai a Berlino. Non avevo mai visto il Muro e mi feci portare da un taxi al Checkpoint Charlie, punto di passaggio tra Berlino Est e Berlino Ovest. Chiesi al tassista di aspettare qualche minuto. Mi sedetti su una panchina e mi accesi una sigaretta. Poco dopo si fermò un altro taxi. Ne discese Phil Collins che si sedette nella panchina accanto alla mia e anche lui si mise a fumare una sigaretta. In quei giorni a Berlino c’era un concerto dei Genesis, che erano un mio mito. Tanto che mi venne la tentazione di avvicinarmi a Collins per conoscerlo, per dirgli che anch’io ero un musicista. Ma non volli spezzare la magia di quel momento. Rimanemmo mezz’ora in silenzio, ognuno per gli affari suoi. In quella mezz’ora scrissi il testo di “Futura”, la storia di questi due amanti, uno di Berlino Est, l’altro di Berlino Ovest che progettano di fare una figlia che si chiamerà Futura.”

Il 28 aprile 1989, Erich Mielke, Ministro per la Sicurezza della DDR disse:
“Se dovete sparare, fate in modo che la persona in questione non vada via ma rimanga con noi.”

E Viktor Suvorov scriveva:
“L’obiettivo del muro: evitare che il popolo della Germania socialista potesse scappare nel mondo normale. Il muro fu costantemente perfezionato e rinforzato, trasformato da un normale muro in un sistema insormontabile di ostacoli, trappole, segnali elaborati, bunker, torri di guardia, tetraedri anticarro e armi a sparo automatico che uccidevano i fuggitivi senza bisogno di intervento da parte delle guardie di confine. Ma più lavoro, ingegnosità, denaro e acciaio i comunisti mettevano per migliorare il muro, più chiaro diventava un concetto: gli esseri umani possono essere mantenuti in una società comunista solo con costruzioni impenetrabili, filo spinato, cani e sparandogli alle spalle. Il muro significava che il sistema che i comunisti avevano costruito non attraeva ma repelleva.”

Il trentennale della caduta del muro di Berlino
Foto Pixbay

Anche se indirettamente, chi ha contribuito a mettere fine alla Guerra Fredda, è stato Mikhail Gorbaciov, eletto nel 1985 come segretario generale del PCUS, la carica più alta della gerarchia del partito dell’Unione Sovietica, puntando su due parole d’ordine del suo piano di riforma, “Perestrojka” (Ristrutturazione) e “Glasnost” (Trasparenza) e aprendosi a rapporti politici e umani con Ronald Reagan.

Nel 1989 tante cose erano cambiate: il leader del partito comunista della Germania Est, Erich Honecker, si era dimesso, l’intero blocco sovietico ormai vacillava, la frontiera tra Austria e Ungheria era stata aperta e, dopo una serie di proteste spontanee dei cittadini di Berlino, il governo della DDR fece un annuncio improvviso: si poteva di nuovo viaggiare liberamente verso la zona Ovest della città.
In breve decine di migliaia di berlinesi si spinsero verso la frontiera. Le guardie, che non si aspettavano un afflusso così massiccio, alzarono le sbarre consentendo a tutti di passare senza controlli. I più increduli furono i Vopos, gli agenti della polizia del popolo che per quasi trent’anni avevano sparato contro chiunque avesse tentato di scavalcare il muro. Quella notte i berlinesi festeggiarono tra picconi e lacrime di gioia. Dopo circa sei lustri di divisione finalmente, in tanti, poterono riabbracciare i propri congiunti. Era l’alba di un nuovo giorno; un nuovo, decisivo capitolo della storia si stava facendo strada. Tra fiaccolate, urla, brindisi e sventolio di bandiere della Germania, la stampa era impaziente di titolare i propri giornali: “Berlino è di nuovo Berlino”.

La caduta del muro di Berlino aprì la via per la riunificazione tedesca che si concluse formalmente il 3 ottobre 1990.
Il 21 luglio dell’anno successivo, per commemorare la fine della divisione tra Repubblica Democratica Tedesca e Germania Ovest, l’ex Pink Floyd Roger Waters organizzò un grandioso concerto di beneficenza a Potsdamer Plats, di fronte a oltre 500.000 spettatori.

Oggi non è rimasto molto del muro di Berlino. L’abbattimento ufficiale iniziò il 13 giugno 1990 ad opera di 300 guardie di frontiera della DDR, per poi essere terminato da 600 soldati dell’esercito tedesco utilizzando 13 bulldozer, 55 ruspe, 65 gru e 175 camion. A novembre dello stesso anno l’intero muro all’interno della città fu abbattuto, tranne in sei punti che furono mantenuti come monumento. I blocchi di cemento furono distrutti e utilizzati per la costruzione di strade. Il muro è stato distrutto quasi ovunque, tranne alcuni punti oggi visitati dai turisti tra cui una sezione di 80 metri vicino a Ptsdamer Plats, un’altra sulla riva della Sprea e una terza a nord di Bernauer Strasse che, nel 1999, è stata trasformata nel “Memoriale del Muro di Berlino”.
La costruzione del muro a Berlino ebbe un forte impatto emotivo, sociale e culturale, non solo in Germania, ma nel resto del mondo. Al momento della sua erezione il muro separò, apparentemente per sempre, famiglie, amicizie e affetti, lasciando la città ormai divisa, dopo l’ incredulità iniziale, nello sconforto e nella disperazione.

Il parlamento italiano, con la legge n. 61 del 15 aprile 2005, ha dichiarato il 9 novembre “Giorno della libertà”.

Fabiana Manna

Pubblicato da Fabiana Manna

Salve! Sono Fabiana Manna e adoro i libri, l’arte, la musica e i viaggi. Amo la lettura in ogni sua forma, anche se prediligo i thriller, i gialli e i romanzi a sfondo psicologico. Sono assolutamente entusiasta dell’idea della condivisione delle emozioni, delle impressioni e delle percezioni che scaturiscono dalla lettura e dalla cultura. Spero di essere una buona compagna di viaggio!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.