Uomo fragile. La riscoperta della fragilità umana in tempi difficili.

Uomo fragile

È bastato un corpuscolo di pochi nano micron per sconquassare il mondo e a l’uomo è tornata in mente la sua fragilità.

Fino a poco tempo fa, si viveva della nostra forza muscolare, dell’illusione di poter dominare tutto, tronfi di superbia. Ora invece siamo intimoriti da un semplice starnuto, angosciati dall’incertezza, pervasi dalla paura a causa di un nemico invisibile, ma così potente da far crollare le Borse e da paralizzare la società tutta. Ci siamo trovati di colpo su uno scivolo e, come la fisica insegna, la velocità aumenta man mano che andiamo giù… fino a dove?
Sepolti da un’informazione convulsa e ossessiva, ci alziamo la mattina già stanchi, con le rassegne stampa che enumerano con sempre maggiore gravità i dati questa epidemia o pandemia, non si sa ancora. Confusi, ci si muove negli spazi di sempre, cercando rifugio nella propria casa, sperando che quel corpuscolo, che in un tempo brevissimo ha fatto il giro del mondo in barba alle velocità delle tecnologie umane, non bussi alla nostra porta. E siamo fermi, basiti e timorosi.
Ma allora il mondo si è fermato? Non è forse la natura, da tempo bistrattata dall’homo sapiens, che ci manda un segnale, per dirci di tornare al nostro posto e riflettere un po’ sulle nostre fragilità?
La confusione non ha risparmiato nessuno: politici, scienziati, filosofi, sociologi… che tentano di riafferrare una presa di coscienza smarrita in un soffio. Forse aveva ragione il Vico che la storia si ripete:

«Poiché questo mondo di nazioni egli è stato fatto dagli uomini, vediamo in quali cose hanno con perpetuità convenuto e tuttavia vi convengono tutti gli uomini; poiché tali cose ne potranno dare i principi universali ed eterni, quali devon essere d’ogni scienza, sopra i quali tutte sursero e tutte vi si conservano le nazioni.

(Giambattista Vico Ibidem, libro I, sez. 3)

Come interpretò Benedetto Croce, riguardo al pensiero del Vico

la storia si ripete significa, piuttosto, che l’uomo è sempre uguale a se stesso, pur nel cambiamento delle situazioni e dei comportamenti storici. Ciò che si presenta di nuovo nella storia è solo paragonabile per analogia a ciò che si è già manifestato.

Ma questa società smemorata, non più abituata a emergenze globali, ha avuto una reazione che evoca i più primordiali istinti. Che sia un’opportunità collettiva per fermarsi e finalmente raccogliersi in una riflessione da tempo auspicata dai filosofi, mentre gli strali della nostra onnipotenza naufragano miseramente in un mare di angoscia e paura?
Questa vicenda ha intaccato i nostri microcosmi che credevamo impenetrabili e in un momento ci siamo accorti che il nostro orto e quello degli altri sono ammorbati dagli stessi parassiti, innescando una psicosi collettiva, perché ci siamo trovati a condividere la paura con tutti. E questa trasversalità emozionale è stata più veloce del contagio.
Eppure coesistono le correnti del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, dove gli scettici, anche in campo medico, si scontrano con coloro che fanno proselitismo catastrofico. E l’uomo medio si vede in balìa delle onde e trascorre le giornate a navigare con il suo smartphone cercando la sicurezza perduta e inviando abbracci virtuali sui social, perché le Autorità gli hanno vietato baci, abbracci e strette di mano.
Ma allora cosa fare? Ci siamo illusi e abbiamo creduto troppo in noi stessi, pervasi da un sentimento di onnipotenza collettiva? Il capitalismo ci ha fatto credere che con il denaro si potesse comprare il mondo, ma non è così. La globalizzazione ci ha inghiottiti in un perverso girone infernale ed è proprio il mondo globalizzato, in cui è possibile muoversi da un continente all’altro con facilità, che ha consentito il diffondersi veloce di questo virus. L’uomo è l’unico essere al mondo capace di annientarsi con sue stesse mani, perché il suo potere ha l’anima fragile, non essendo in grado di dominare le forze quando gli sfuggono di mano. Onnipotente è solo la natura, quella madre che ci ha accolti su questa Terra e la sua forza non la possiamo contrastare. Possiamo solo difenderci con i mezzi che abbiamo e che talvolta, nonostante il blasonato progresso, si rivelano comunque inadeguati.
Quindi, in questi momenti l’umanità ha l’occasione per fermarsi e riflettere su cosa è, con umiltà e profonda consapevolezza di essere un ingranaggio vulnerabile del cosmo. L’uomo di sente imperfetto solo quando si trova di fronte alla morte ed ha paura. Ma proprio la paura deve essere quel deterrente inibitore che alimenti il suo istinto di autoconservazione, affinché non si autodistrugga.
Ora l’uomo ha paura, l’incertezza gli provoca angoscia perchè, in fondo, è solo un essere fragile.

Giovanni Margarone

Pubblicato da Giovanni Margarone

Sono Giovanni Margarone, sono nato nel 1965 e scrivo narrativa. I miei romanzi rientrano maggiormente in quelli di formazione, per via dell’evoluzione che fanno compiere (innanzitutto interiore e non solo) ai protagonisti (dall’infanzia all’età adulta, risalendo sovente alle origini, scavando nella storia del personaggio). Forte è la componente introspettiva e psicologica, per cui il personaggio resta sempre e comunque l’elemento centrale delle narrazioni, che potrebbero essere quindi ambientate in qualunque luogo. Sono un autore che vuole scrivere per gli altri, perché diversamente la mia sarebbe un’attività monca, fine a se stessa. Interpreto la scrittura come il mezzo più efficace per trasmettere sentimenti, emozioni e per indurre alla meditazione. Questa interpretazione trascendentale della scrittura mi è assai cara, perché ritengo che la spiritualità faccia parte di noi stessi e che lo spirito vada nutrito. Ho finora scritto e pubblicato quattro romanzi: “Note fragili” (2018, seconda edizione), “Le ombre delle verità svelate (2018, seconda edizione), “E ascoltai solo me stesso” (2019, seconda edizione) e “Quella notte senza luna” (2018). Inoltre, nel 2019 un mio racconto “Il segreto del casone” è stato inserito nell’antologia “Friulani per sempre” – con postfazione di Bruno Pizzul - edito da “Edizioni della sera”. Nel novembre 2019 sono stato insignito di una “Benemerenza” dal Comune di San Giovanni al Natisone (UD) (dove risiedo) per meriti letterari. Sono membro della Commissione Cultura del Comune di San Giovanni al Natisone (UD). I miei romanzi hanno ricevuto numerosi premi letterari. Il mio sito ufficiale è https://margaronegiovanni.com/

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