“Tempo con bambina” di Lidia Ravera e la rimodulazione del ruolo della donna moderna: la generazione delle nonne “non protagoniste”.

Rita Scarpelli partendo dal libro di Lidia Ravera ” Tempo con la bambina” riflette sui cambiamenti avvenuti nel tempo in merito al ruolo della donna e soprattutto della nonna.

Quando si pronuncia il nome Lidia Ravera viene sempre in mente la scrittrice che narra la vita della gente comune alla luce dell’impegno sociale o politico ma anche attraverso le mille tonalità delle emozioni.
La Ravera raramente si è concessa all’autobiografismo, preferendo veleggiare tra i sentimenti colti attraverso la sua straordinaria capacità di osservazione.
Eppure il suo ultimo romanzo, “Tempo con bambina”, dichiaratamente autobiografico, è forse uno delle opere più ad hoc del nostro tempo.
“Tempo con bambina” è la narrazione del rapporto fra Lidia, in qualità di nonna supplente, e la nipotina Mara piccola.
Mara Piccola viene chiamata così perché la vera nonna, Mara grande, è morta molti anni prima lasciando alla sorella Lidia il compito di far da mamma a sua figlia Maddalena.
Ecco perché quando Maddalena mette al mondo Mara, per Lidia fiorisce un tempo nuovo, quello dell’essere nonna.
Il romanzo della Ravera mette a fuoco il sostanziale cambiamento che, per la figura femminile, è intervenuto nello svolgimento del proprio ruolo.
Fino alla generazione delle nostre madri la donna scadenzava la sua esistenza con degli step ben definiti e funzionali ai meccanismi secondo i quali si svolgeva la vita sociale.
Cresceva con l’obiettivo di trovare l’amore, lo coronava col matrimonio, diventando moglie, poi metteva al mondo i figli, rivestendo il ruolo di madre e svolgeva il compito dell’accudimento fino a quando essi lasciavano la casa familiare per costruirsene una propria.
Dal quel momento iniziava l’impasse della donna, ormai depauperata delle competenze e degli impegni genitoriali e solo il ruolo di nonna le ridava una collocazione gratificante e universalmente riconosciuta.
Mia nonna, per esempio, si è trasferita a vivere nella casa del figlio medico, per aiutare la nuora nella crescita dei figli, svolgendo a tempo pieno questo nuovo compito.
Oggi è molto diverso, le donne della nostra generazione, e di quella immediatamente precedente, hanno una vita decisamente piena di impegni, in molti casi lavorano ancora, hanno reti di relazioni e hobby coltivati da molti anni.
Inoltre spesso la casa familiare è ancora popolata dai figli, per vari motivi, fra cui la difficoltà di trovare una sistemazione lavorativa, continuando a gravare sulla gestione dell’organizzazione del nucleo familiare.
Essere nonne non diventa più una carriera, ma una scelta e talvolta una scelta obbligata.
Nella pressocchè totale assenza dello Stato nella gestione del welfare, i nonni diventano i veri titolari di questa attività, fornendo, con il loro apporto, quell’aiuto che consente ai figli di poter, a loro volta, andare a lavorare.
Ed è davvero come il cubo di Rubik, un incastro pazzesco nel quale vite diverse sono costrette a trovare delle soluzioni di compromesso spesso faticose ma necessarie.
Nonostante tutto il “tempo” con i nipoti è forse il migliore che possa viversi, anche se questa nostra triste epoca l’ha reso molto più complicato.
Perché è il tempo della bellezza assoluta, quello in cui si assiste giorno dopo giorno a un cambiamento continuo fatto di progressi e scoperte, quello in cui all’abbraccio corrisponde il cuore che batte più forte, alla gioia corrisponde il sorriso, alla dolcezza corrisponde la tenerezza.
Come scrive la Ravera nel suo romanzo :“Non sei titolare di niente nell’azienda famiglia. Ti viene chiesto di esercitare il tuo potere adulto solo nella nobile funzione di tappabuchi, quando i titolari sono impegnati altrove. Non hai perciò altra responsabilità oltre a quella, innocente e smisurata, dell’amore. Di quello ti nutri e nutri. Non insegni, non giudichi, non punisci, stai a disposizione. Contieni la piena del sentimento con l’eleganza dei non protagonisti”.

Tale nuova dimensione è anche la testimonianza che noi donne abbiamo fatto un grandissimo passo avanti, pur nella difficoltà di conciliare la nostra organizzazione di vita con quella dell’essere nonne “a consumo”, se così possiamo dire, perché non abbiamo più bisogno di diventarlo per avere un ruolo nella società in età non più fertile, ma piuttosto perché lo desideriamo, perché è un mantra salvifico.

In questo anno terribile che stiamo vivendo forse solo i bambini ci danno speranza, perché, nonostante la natura matrigna si sia abbattuta su di noi con il flagello del Covid 19, essi camminano leggeri sulla terra, praticamente indenni dalla malattia, facendoci assistere allo spettacolo stupefacente della vita che va avanti, oltre ogni ostacolo.
E ci danno la certezza che grazie a loro, anche se non dovessimo sopravvivere a tutto questo, un futuro ci sarà ed è riposto nelle loro manine paffute.

Pubblicato da Rita Scarpelli

Sono Rita Scarpelli e vivo a Napoli, una città complessa ma, allo stesso tempo, quasi surreale con i suoi mille volti e le sue molteplici sfaccettature. Anche forse grazie a questa magia, da quando ero bambina ho amato la lettura e la scrittura . Nonostante gli studi in Economia e Commercio mi abbiano condotta verso altri saperi e altre esperienze professionali, il mio mondo interiore è sempre stato popolato dai personaggi e dalle storie dei libri che leggevo e ancora oggi credo fortemente che leggere sia un’esperienza meravigliosa. Parafrasando Umberto Eco, “Chi non legge avrà vissuto una sola vita, la propria, mentre chi legge avrà vissuto 5000 anni…perché la lettura è un’immortalità all’indietro”. Lo scorso anno ho vissuto l’esperienza incredibile di pubblicare il mio romanzo di esordio “ E’ PASSATO”, nato dalla sinergia dell’ amore per la scrittura con la mia seconda grande passione che è la psicologia. E poiché non c’è niente di più bello di condividere quello che ama con gli altri, eccomi qui insieme a voi!

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