Suite Francese , Irène Némirovsky

 

Suite Francese

Suite Francese di Irene Nemirovsky  è stato pubblicato da poco nella Biblioteca di Repubblica tra i romanzi del 900 diventati un caso letterario negli anni 2000.

La storia di questo libro e di come sia giunto fino a noi ha del miracoloso. La sua autrice, infatti, figlia di ricchi ebrei sovietici, dopo una serie di vicissitudini che la portano con la famiglia a spostarsi di continuo, prima tra Kiev, Mosca e San Pietroburgo, poi in Finlandia e a Stoccolma, approda in Francia dove vive finalmente un periodo più tranquillo, si sposa ed ha due bambine. In seguito si converte al cattolicesimo per sfuggire alle prime persecuzioni razziali, ma, ciononostante, viene arrestata e deportata ad Auschwitz, dove muore di tifo dopo appena un mese. Suite francese viene scritto febbrilmente nei mesi che precedono il suo arresto, poiché Irene ha la certezza assoluta di non avere più molto tempo, tanto che fa testamento ed affida le sue bambine ad una tutrice. Quando anche il padre muore in una camera a gas dopo la deportazione, la tutrice scappa e continua a nascondersi fino alla fine della guerra con le bambine ed una valigia, che contiene fotografie, appunti e l’ultimo manoscritto di Irene.

Suite francese vede così la pubblicazione solo 60 anni dopo, quando la figlia trova finalmente il coraggio di leggere e dattiloscrivere quelli che credeva essere solo appunti della madre, per poi consegnarli al sovrintendente di un istituto che ne curerà la pubblicazione.

Il romanzo è pertanto incompleto, doveva essere, infatti, nelle intenzioni dell’autrice un’opera articolata in 5 movimenti, come la quinta sinfonia di Beethoven, ma Irene non fa in tempo a completarlo in seguito all’entrata in vigore delle leggi sugli ebrei; così il romanzo che va sotto questo titolo è composto da due parti, “Temporale di giugno” e “Dolce”

Il primo narra la Francia sotto l’occupazione nazista e lo fa attraverso una serie di quadri in cui si muovono personaggi delle più diverse estrazioni sociali; il secondo, invece, ha la forma del romanzo e si raccorda al primo attraverso il collegamento con alcuni dei protagonisti. Entrambi raccontano il tracollo della Francia durante la seconda guerra mondiale come una vera e propria fotografia, impietosa e aderente alla realtà, scattata in tempo reale. Irene Nemirowsky, infatti, narra proprio ciò che ha sotto gli occhi: la fuga dalle città in cerca della salvezza in zone più tranquille, l’attaccamento meschino ai beni materiali, la mancanza di solidarietà, la diffidenza reciproca tra le diverse classi sociali, il mantenimento, nonostante la guerra e la morte, delle differenze di casta e di censo. Aristocratici e borghesi continuano ad esercitare i loro privilegi senza alcun senso di carità cristiana nei confronti di chi ha fame e sono addirittura scandalizzati dalla volgarità del popolo, che temono, in quanto questo comincia a ribellarsi, sta diventando bolscevico, come dice qualcuno. Solo l’odio verso l’invasore pare accomunare i francesi. Ma tutti allo stesso modo, aristocratici, borghesi, contadini perdono la dignità, toccati dalla guerra, piegati dalle difficoltà e asserviti al vincitore, che s’insedia con l’arroganza dei prepotenti nelle loro case e fa da padrone nelle strade e nelle piazze.

Quella raccontata da Suite francese non è la grande Storia, quella combattuta al fronte, ma le piccole storie di tutti i giorni, quella delle famiglie sfollate, degli uomini e delle donne in fuga, che cercano di salvare il salvabile, delle automobili stracariche di tutto ciò che è trasportabile, ma che restano ferme per mancanza di benzina, l’esodo, insomma, di un popolo in ginocchio.

In “Dolce” a questo quadro si aggiunge la storia d’amore tra una sposa di guerra, il cui marito è stato fatto prigioniero lontano, e l’ufficiale tedesco che viene alloggiato nella casa più bella del paese, quella in cui lei vive con la suocera. In questa casa dove non c’è mai stato amore e che l’anziana donna custodisce in maniera maniacale, vivendo solo nell’attesa del ritorno del figlio, si respira un’aria pesante e di reciproca sopportazione, fino all’arrivo del giovane ufficiale. La giovane donna, sola al mondo, è colpevole agli occhi della suocera per il solo fatto di essere viva e libera, mentre il figlio è lontano e prigioniero. E’ proprio qui, sotto gli occhi della suocera, in quest’atmosfera cupa e rarefatta che nasce e si consuma la passione tra i due giovani. Passione che diventa ancora più rovente proprio in quanto platonica, fatta di sguardi e parole, musica e silenzi, vibrazioni dell’anima e affinità elettive.

Ma alla fine ciascuno dei due andrà incontro al proprio destino già scritto per mancanza di coraggio e incapacità di rinunciare alla propria posizione nel mondo. Chissà, mi chiedo, se sarebbe stata questa la fine, se l’autrice fosse riuscita a portare a compimento l’opera o se ci avrebbe regalato un finale a sorpresa, sparigliando le carte.

Un romanzo corale, Suite francese, forte e delicato insieme, in cui il punto di vista non è mai scontato. Non troviamo, infatti, l’equazione: vincitore – cattivo, vinto – buono, anzi, casomai il contrario. I francesi sono ritratti, infatti, in modo impietoso, borghesi o contadini che siano, mantenute di lusso o aristocratici, prelati senza convinzione o orfani senza scrupoli, sono guardati e ritratti tutti con obiettività. E così pure gli invasori, che, addirittura qui, tra le pagine del romanzo, fanno mostra di buone maniere e di rispetto per la popolazione che li ospita, sono descritti, lontano dal fronte, come creature gentili con i bambini ed educati con i civili. Hanno anch’essi nostalgia di casa, cantano note accorate e hanno le mani bianche, le uniformi pulite ed i capelli biondi, che fanno sognare le ragazze.

Una rara capacità di cogliere i moti dell’animo umano, di indagare la psicologia dei personaggi fuori dai luoghi comuni quella di Irene Nemirowsky.  Un romanzo sorprendentemente moderno, soprattutto se si pensa che è stato scritto quasi 80 anni fa. Una scrittura profonda, mai noiosa, anche durante le numerose descrizioni, che ti porta dentro le cose e te le fa vedere proprio come una fotografia di straordinario nitore

Donatella Schisa

Titolo : Suite Francese

Autore : Irene Nemirovsky

Editore : Adelphi

Collana : Biblioteca Adelphi

Traduttore : L. Frausin Guarino

Prezzo : € 20

Irene Nemirosky

Scrittrice ucraina di religione ebraica.
Irène Némirovsky, figlia di un ricco banchiere ebreo, fin da giovane venne allevata in modo da parlare fluentemente il francese. Della sua educazione si occupò infatti la tata Zezelle, di madrelingua francofona: la madre di Iréne, Anna Margoulis, non si interessava particolarmente alla formazione della figlia. Oltre al francese, la piccola imparerò il russo e l’inglese.
Ben presto purtroppo le leggi razziali cominciarono a mordere: la famiglia Némirovsky si trasferì prima a San Pietroburgo, poi in Finlandia, infine in Svezia.
Finchè, nel luglio del 1919 si stabilirono definitivamente in Francia, dopo un avventuroso viaggio in nave.
Sembrava che tutto fosse tornato come prima: la famiglia comprò una bella casa a Parigi (nel XVI arrondissement, il quartiere più chic); venne assunta una governante inglese per completare l’educazione di quella che era oramai divenuta una giovane donna; la madre continuava a non interessarsi della figlia. Irène sostenne l’esame di maturità a Parigi, e nel 1921 si iscrisse alla Sorbona, facoltà di Lettere, che concluse tre anni dopo.
In realtà la giovane conosceva oramai sette lingue, e nel 1921 pubblicò il suo primo testo (in francese) sul bisettimanale «Fantasio». Il primo romanzo Le Malentedu è di cinque anni dopo. Seguì la sua prima novella (L’Enfant génial), pubblicata nel 1927.
A 23 anni, nel Municipio prima e in Sinagoga poi, Irène Némirovsky sposò Micheal Epstein, giovane ingegnere russo con un futuro da banchiere. La famiglia, stabilitasi a Parigi, sarà ben presto allietata dall’arrivo di due figlie: Denise (1929) ed Élisabeth (1937). La vita sociale della scrittrice fu in quegli anni ruggente: nel 1929 divenne celebre per il suo romanzo David Golder, e il suo editore la introdusse bene nei salotti letterari francesi.
Del 1930 è Le bal (Il ballo), in cui viene descritto il difficile passaggio dall’adolescenza all’età adulta attraverso la rivalità madre-figlia.
Dopo cinque anni la prima nota stonata: a Irène venne rifiutata la cittadinanza francese. Nel 1939 decise di convertirsi al cattolicesimo, ma poco cambiò. Da qui in avanti, la famiglia Epstein iniziò ad essere vittima delle leggi razziali del governo Vichy: a Micheal fu impedito di lavorare in banca e ad Iréne di pubblicare.
I coniugi avevano già mandato le figlie a Issy-l’Évêque per proteggerle, e le raggiunsero nel 1940. Dalla campagna francese, Irène continuò a scrivere ma, essendo per legge considerata un’ebrea, nessuna sua opera fu più pubblicata. Un’eccezione fu l’editore Horace de Carbuccia che, sfidando la censura, pubblicò le sue novelle fino al 1942.
Il 13 luglio 1942 la scrittrice fu arrestata dalla Guardia Nazionale francese, e due giorni dopo fu internata a Pithiviers, da cui mandò una lettera al marito. Nonostante i disperati tentativi di Micheal per farla liberare, il suo viaggio verso l’inferno proseguì per Auschwitz, dove venne uccisa il 17 agosto dello stesso anno. In seguito, anche lui fu arrestato con la sorella e deportato ad Auschwitz, dove incontrò la morte il 6 novembre 1942.
Denise ed Élisabeth si salvarono, finendo sotto la tutela di Albin Michel e Robert Esmenard (gli editori di Irène). Per anni Denise conservò i documenti che era riuscita a salvare in una valigia, senza mai aprirla. Molto tempo dopo, affrontando un dolore immenso, fece scattare il meccanismo d’apertura e la spalancò: dentro, un manoscritto incompiuto della madre, in inchiostro azzurro. Si trattava di Suite francese, o meglio, i primi due tomi di un’opera pensata in cinque volumi. Venne pubblicata in Francia solo nel 2004, contribuendo alla riscoperta di una grande scrittrice ingiustamente dimenticata. Inoltre, nel 1992, la figlia Élisabeth pubblicò una biografia della madre, intitolata Le Mirador.
Tra le opere di Irène Némirovsky, ricordiamo almeno Il ballo (1930), Come le mosche d’autunno (1931), Il vino della solitudine (1935), Due (1936), Il signore delle anime (1939), I cani e i lupi (1940), I doni della vita (1941) e Suite Francese (1942). In Italia la casa editrice di riferimento fino allo scadere dei diritti è stata Adelphi, che ha cominciato a pubblicare le sue opere nel 2005. Altre case editrici che hanno poi pubblicato i suoi libri sono state Garzanti, Rizzoli, Newton Compton.

Trama

Nei mesi che precedettero il suo arresto e la deportazione ad Auschwitz, Irène Némirovsky compose febbrilmente i primi due romanzi di una grande “sinfonia in cinque movimenti” che doveva narrare, quasi in presa diretta, il destino di una nazione, la Francia, sotto l’occupazione nazista: Tempesta in giugno (che racconta la fuga in massa dei parigini alla vigilia dell’arrivo dei tedeschi) e Dolce (il cui nucleo centrale è la passione, tanto più bruciante quanto più soffocata, che lega una “sposa di guerra” a un ufficiale tedesco). Pubblicato a sessant’anni di distanza, Suite francese è il volume che li riunisce.

Pubblicato da Donatella Schisa

Donatella è nata e vive a Napoli. Dopo gli studi classici, si laurea in Giurisprudenza coltivando parallelamente la sua passione per la scrittura. E' autrice di numerosi racconti pubblicati in diverse antologie; e si è classificata seconda alla XXV edizione del Premio Nazionale Megarls per la narrativa. il suo primo romanzo è " Il posto giusto"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.