Racconti di Natale – Gli amici del mondo incantato dei libri

Racconti di Natale – Gli amici del mondo incantato dei libri. L’atmosfera natalizia del nostro blog con le parole dei suoi lettori ed amici .

L’ 8 Dicembre giorno dell’Immacolata Concezione, la tradizione lo ha designato come il giorno in cui ufficialmente iniziano gli addobbi natalizi e si entra ufficialmente nell’atmosfera natalizia, le strade si illuminano , i negozi si presentano piene di luci , alberi di Natale ed addobbi.

A Napoli la mia città San Gregorio Armeno denominata la strada dei presepi è nel pieno del suo fulgore, con turisti che arrivano da ogni dove per ammirare i presepi dei maestri presepisti. Ogni città ha le sue tradizioni, i mercatini natalizi cominciano a sorgere in città e paesini . Insomma siamo vicini al Natale.

Noi del mondo incantato dei libri vogliamo addobbarci con i racconti scritti dai nostri lettori. E’ una sorpresa anche per loro che credevano di partecipare ad un contest di racconti natalizi. Invece la nostra sorpresa è che le loro parole saranno l’addobbo natalizio di questo nostro blog , noi amiamo pensare che i nostri lettori lo sentano un pò anche loro e, quindi Natale del mondo incantato dei libri è rappresentato dalle loro parole e dai loro meravigliosi racconti.

 

Un magico Natale di Antonella Polenta
In un paese lontano lontano viveva un nano. Malgrado la sua ridotta statura, aveva un cuore molto grande, quasi sproporzionato. Aveva sempre donato tanto amore, aiutato persone in difficoltà, regalato calore, senza mai essere completamente corrisposto. Forse perché gli altri, a parte quel difetto di alcune decine di centimetri in meno, lo consideravano fortunato. Possedeva una bella casa con tutti i confort, un pony con un mantello setoso e un giardinetto ricolmo di piante meravigliose che, a seconda delle stagioni, si tingeva di svariati colori. Con buone dosi di concime, acqua e amore lui curava di persona le sue creature vegetali. Però ogni anno succedeva una cosa strana, accanto alle piantine da lui seminate ne nascevano delle altre che avrebbero potuto essere considerate delle erbe infestanti, se non avessero posseduto caratteristiche inconsuete. Erano particolarmente lucenti e resistenti e i fiori a dir poco sorprendenti. Inoltre ogni anno se ne aggiungeva una diversa. Invece di estirparle, come si fa con le erbacce, lui le lasciava crescere accanto alle altre.
All’approssimarsi del Natale, il nano pregava Gesù Bambino affinché lo facesse crescere un pochino, magari quel tanto sufficiente a rendere un po’ meno opprimente il suo dolore; addirittura da piccolo, quando ancora il suo nanismo non si era reso manifesto, desiderava poter fare il pompiere. Con il trascorrere degli anni alla speranza era subentrata la rassegnazione. E così ad ogni festa natalizia sottraeva spazio alle preghiere. Mancavano solo tre giorni al Natale. Il nano promise a se stesso che quello sarebbe stato l’ultimo anno: non solo non avrebbe più pregato, ma neppure allestito un presepe. Era un giorno particolarmente freddo e il fuoco divorava la legna. Per non rischiare di rimanere senza quel caldo tepore, si imbacuccò ben bene e uscì nel giardino con l’intento di prelevare un po’ di ciocchi.
Un vecchio avvolto in uno sfilacciato mantello se ne stava in prossimità del suo cancello.
Il nano lo salutò con entusiasmo, poi lo invitò ad entrare.
«Se avessi delle verdure potrei farti una buona zuppa, così da poterti riscaldare» disse il nano premuroso.
«Ma ne hai tante e di buona qualità. Basta coglierne qualcuna. Se ti fidi di me, vado io a prelevare le migliori.»
E così ne risultò una zuppa succulenta e gustosa. Ad ogni cucchiaiata, il nano oltre ad apprezzare il buon sapore sentiva una strana sensazione lungo le sue membra, come se qualcosa da dentro lo tirasse, allungandolo.
Nell’alzarsi dalla sedia, che non riusciva più a contenerlo, si accorse che era diventato normale di statura.
«Non posso crederci» gridò. «Tu, ne sai qualcosa? Per caso hai operato una magia?»
«Io non c’entro nulla. Solo il rispetto per la natura e le tue assidue preghiere hanno reso possibile la realizzazione di un sogno che pareva impossibile.»

Miracolo di Natale di Elisabetta Fioritti

Camminavamo piano, nel bosco, un passo dietro l’altro, senza fare rumore. L’incanto era nell’aria, era la vigilia di Natale e noi cercavamo decorazioni per adornare la casa e la tavola. Rami di abete, foglie variegate, dove l’autunno aveva dipinto le sue sfumature calde, rami di agrifoglio le cui foglie lucide parevano ricamate, ogni cosa in quel bosco pareva essersi vestito a festa, pronto alle decorazioni di quella notte magica.
Ad un tratto un rumore sordo, tra i rami, un’ombra scura rapida e sfuggente. Forse una lepre, o un piccolo daino spaventato! Ci fermammo, silenziosi, attenti. Tu mi sfiorasti la bocca con la mano, in un tacito invito al silenzio. Il crepitio delle foglie secche calpestate, uno sprazzo di cielo nell’intrico dei rami. E poi la luce, improvvisa. Una piccola figura spaventata, non un animale, ma un bambino, in fuga. Gli occhi spalancati per la paura e lo stupore di trovarci lì, nella solitudine del bosco. Aveva lo sguardo di un animale braccato, era vestito in modo sommario, non adatto alla rigidità del clima. Non parlava la nostra lingua, ma vide forse qualcosa, nei nostri occhi, che gli ispirò fiducia, perché si lasciò avvicinare, e coprire, e curare.
Quel bambino oggi ha vent’anni, si chiama Lucas ed è nostro figlio. Lo abbiamo adottato, dopo infinite difficoltà e lunghe trafile burocratiche.
Quella notte magica di Natale, in quel bosco odoroso di muschio e di abeti balsamici, nell’aria tersa del cuore dell’inverno, abbiamo incontrato l’amore. Il figlio che aspettavamo da sempre, ci è venuto incontro come un regalo, per essere curato e per curarci, in uno straordinario incontro. Tra le nostre braccia Lucas ha dimenticato l’abbandono, le ferite della sua vita passata, ha placato la fame di cibo e d’amore, ma noi, i suoi genitori abbiamo incontrato il miracolo della vita.

Il regalo più bello di Daniela Soncina

Nevica. Fiocchi lievi volteggiano corteggiando rami spogli e fili di sterpaglie. In breve vestono il paesaggio con un ampio abito bianco, ricco di pizzi e trafori, una veste da sposa per il bosco ed il piccolo paesino di montagna dove vivono Eliana con il suo compagno Flavio e una decina di anziani.
Eliana guarda fuori dalla finestra tutto quel candore mentre alcune calde lacrime scivolano silenziose sulle sue gote.
Flavio è un bravo falegname ed intagliatore. È andato in chiesa ad allestire un bel presepe con statuine fatte da lui e dal vecchio Omero, il più anziano, 93 anni vissuti sempre lì con la sua Matilde e le caprette. Ancora producono il formaggio cime un tempo e coltivano l’orto da soli. I 6 figli sono emigrati in Belgio ed in America ormai da oltre 40 anni…Non amavano stare lì…ogni tanto uno arriva a trovarli…10 giorni e scappano via…ormai sono quasi estranei…
Eliana si gira tornando al tavolo della cucina. Prepara la cena.
Il camino è acceso. Le fiamme guizzano allegre e fanno brillare gli addobbi dell’ albero di Natale ed il viso delle statue di Giuseppe e Maria poste si suoi piedi in un piccolo presepe.
Il bimbo Gesù non c’è…verrà messo tra 4 giorni , la notte del 24 dopo essere stato benedetto durante la messa di mezzanotte.
Un anno fa lei era incinta. Di due mesi. Proprio quel giorno perse il suo bimbo …un aborto spontaneo….era arrivato l’elisoccorso…
Non avevano messo Gesù nel presepe. Se ne erano dimenticati….
Eliana si asciuga le lacrime.
Non vuole che Flavio la trovi così. Era stato un brutto colpo anche per lui perdere quel figlio….lui aveva problemi di fertilità….
Eliana ha in mano un test di gravidanza….Non ha avuto il ciclo ….sorride….forse….tra poco entrerà Flavio…glielo mostrerà…..è positivo….sarà un bellissimo Natale! Lo” sente”, questa volta tutto andrà bene.

Valentina di Danila Deilati
Uscì dal suo reparto nell’ora di pranzo per recarsi a fare la spesa. Fuori nevicava piano piano.
Quando arrivò alla cassa si rese conto che inconsciamente aveva acquistato ben più di quanto occorresse per una persona: carne da brodo, tortellini, carciofi, salmone, prosciutto crudo, salatini, una bottiglia di vino rosso e infine hamburger, patatine e Coca-Cola, tre cose che non mangiava mai. Cose che piacevano ai ragazzi.
Ormai le aveva messe nel carrello.
Rientrò al lavoro e non ebbe più tempo per pensare che era la vigilia di Natale ed ancora una volta era solo.
Tuttavia, a differenza degli anni passati, aveva decorato la piccola casa che era riuscito ad affittare, con nastri e palline colorate, un piccolo albero e persino una ghirlanda sulla porta con scritto Buon Natale in rosso e verde.
Il pomeriggio passo veloce: molti ancora entrarono per acquistare DVD o CD da mettere sotto l’albero, chiedendo consigli e indicazioni sui brani più in voga e lui si era prodigato volentieri a cortesemente rispondere.
I più divertenti erano stati i genitori dei bimbi più piccoli, che avevano le idee molto chiare ed avevano fatto perciò precise richieste a Babbo Natale.
Ripenso’ più volte a quando era stato lui il Babbo Natale di sua figlia Valentina, sempre precisa nelle richieste. Già da molto piccola aveva sempre chiesto giochi intelligenti, libri, abbonamenti a riviste su animali o scienze, musica.
Quanto tempo era passato. Dopo la separazione dalla moglie e l’affidamento di Valentina a lei, aveva dovuto trasferirsi in un’altra città per trovare lavoro e la lontananza e tante altre ragioni avevano fatto sì che piano piano i loro contatti si diradassero, complice anche l’impalpabile astio di sua figlia, che si era sentita da lui tradita. Anche se non era così, poteva capirla. Erano mesi e mesi che non si sentivano, tanto meno vedevano. Lei ormai rifiutava anche le sue chiamate.
A fine novembre aveva compiuto 18 anni.
All’ora di chiusura, anticipata quel giorno, vigilia di Natale, il direttore del centro commerciale dove lavorava, gli regalo panettone e spumante e gli auguro’ Buon Natale.
Rientrò a casa, cercando di scacciare la malinconia e si preparò la cena.
Accese la tv e si sintonizzo’ su un canale di musica, trasmettevano delle vecchie canzoni natalizie cantate dai Beatles…quanti lontani ricordi!
Apparecchio’ con una tovaglietta di carta decorata, come i piatti ed i bicchieri di carta rossi comprati mesi prima in una liquidazione.
Apparecchio’ per due, fingendo di avere compagnia.
Quando tutto era pronto, andò a farsi la doccia, magari lo avrebbe aiutato a rilassarsi un po’.
Indossò quindi la nuova tuta grigia che gli avevano regalato i colleghi. Gli stava molto bene, “ Non sembro neppure tanto vecchio” pensò.
Si sedette sul divanetto di fronte alla tv, era presto per cenare.
Trillo’ il campanello della porta. “Sara la signora Ornella” (la vecchietta vicina di casa) pensò “per fare gli auguri”.
Aprì.
Una splendida ragazza alta quasi quanto lui, con gli occhi neri come l’ebano e lunghi capelli altrettanto neri sotto un berrettino rosso, lo salutò regalandogli un magnifico sorriso:
“Buon Natale papà”.
FEDELE E L’ AMORE PER LA NEVE  di Matty Salvagni
Fedele era un bambino di 6 anni e desiderava fortemente vedere per la prima volta la neve: non l’ aveva ancora vista con i suoi occhi, aveva potuto incontrarla soltanto nelle prime letture di storie fantastiche nei libri della scuola elementare. Quelle stesse storie gli avevano immediatamente trasmesso amore, fascino, interesse e accesa curiosità per essa. Durante i sogni, in queste fredde notti dicembrine, il subconscio lo portava volentieri dentro il bosco della fantasia dove lì poteva ammirare campagne bianche, alberi nudi e decorati di un candore luccicante che dava un emozionante contrasto col cielo color cenere dove regnava un silenzio assoluto nella più totale solitudine come se tutto questo spettacolo d’ inverno appartenesse solo a lui.
Era la settimana che portava al Santo Natale e Fedele continuava a sbirciare il cielo dalla finestra. Il sole pallido si liberava di tanto in tanto da un banco grigio di nuvole passeggere oppure verso sera scendeva anche la nebbia ma nulla di più. Nel suo cuore udiva le voci di quel suo desiderio pulsante. C’erano però varie cose da fare che stare lì a controllare lo stato del cielo. Innanzitutto Fedele doveva pensare a terminare il primo trimestre scolastico e poi aiutare il papà e la mamma negli addobbi natalizi: albero, presepe e altri ancora. Eppure Fedele tra una cosa e l’ altra rivolgeva alla mamma questa domanda: “Ma, almeno per quest’ anno, arriverà la neve, mamma?”. La risposta che aveva ottenuto non lo aveva gratificato anche se, a sentire le previsioni alla tv, davano una perturbazione proprio per il 25 dicembre.
Era arrivata la vigilia, lucine intermittenti, albero e presepe rendevano magiche le mura della casa. Fedele aveva comunque il pensiero fisso sul tempo atmosferico. In effetti oggi il cielo non aveva fatto vedere proprio il sole ed era cominciato un vento squisitamente freddo che poteva tagliare la pelle. Le nuvole erano sottili con un colore diverso, visto proprio di rado. La sera della vigilia, Fedele si era messo davanti al presepe, la mamma aveva spento la luce della casa e aveva acceso quella che cadeva ad illuminare il presepe, era blu, il colore preferito del bambino. Il presepe era così avvolto in un magico fascino. La famiglia recitava le preghiere ma poi Fedele aveva chiesto alla mamma se poteva esprimere un desiderio lì davanti al presepe illuminato, al Bambino Gesù che stava per nascere, e così aveva fatto. Arrivò il momento di andare a dormire.
La mattina dopo, presto alle ore 8:30, la mamma era salita a svegliarlo. Con un grande sorriso aveva detto al suo bambino: “Fedele, devi alzarti, c’è una sorpresa per te!” Una insolita sensazione di felicità aveva fatto precipitare Fedele giù dal letto, si era vestito frettolosamente e, aperte le finestre, lo spettacolo bianco che aveva visto solo nelle letture di scuola era diventato realtà e gli colorava le iridi. La dama bianca turbinava e ballava a fiocchi larghi e candidi. La sua amata neve era arrivata a renderlo il bambino più felice del mondo proprio nella notte sul Santo Natale. La neve aveva esaudito così il suo più acceso desiderio. Continuava a cadere, a cadere ancora, tutta la campagna era già sotto un manto bianco. Il Natale quest’anno era stato ancora più ricco di magia e di festa. Un bianco Natale
Il ricordo più dolce del Natale di Alice Silvia Morelli
Prima di cessare di esistere,chissà come faceva, il nonno ad affrontare da solo gli inverni rigidi. Mi ricordo bambina , le mie vacanze, di Natale, li trascorrevo da lui e nevicava , mi torna in mente, l’odore della sua pipa, odore dolciastro ed aromatico di tabacco, mentre mi accarezzava i capelli. Quel giorno ero davvero triste, Avevo visto il canarino immobile , privo di vita, mi trasmise una strana sensazione. Ma il punto più scuro e profondo, nasconde una dolcezza che non esiste in nessun luogo. Fissare l’immagine di quella creatura inerte , le lucine colorate dell’albero in cortile, davano effetti ottici inquietanti.cosi , immaginavo la morte, era vestita di bianco, come la neve , aveva gli occhi verdi, ed un incarnato rosea , che delicatamente portava con se il mio piccolo amico , Per fortuna che il nonno sapeva sempre come rimediare , avvicinandosi, mi dona un pacco, confezionato con un cellophane, colore pan di zucchero, legato con un nastro rosso . Lo apro, piango e rido , ero felice , dentro conteneva , un carillon , quelle note , quegli ingranaggi , quel regalo, per me , accarezzava il mio Natale , donandomi gioia .

Il Natale ai tempi di Carosello di Massimo De Tommaso

Era un Natale di lunghe attese, di struggenti dubbi per le infinite correzioni a quella fatidica letterina e di curiose imprese per smascherare “Babbo”.
Fragranze di dolci, impastati di burro e farina, farciti di cotognata, fritelle vaporose come nuvole, spolverate di neve o ingabbiate in una colata di miele, per diventare un dolce monumento di cristallo e altri cestini, invenzioni inverosimili, ricoperte di semini mille colori.
Era il Natale degli spot in bianco e nero, di un aperitivo al carciofo che rendeva felice la famiglia Calindri, di un detersivo in grado di sbiancare anche Calimero, di un formaggino che piaceva a Susanna e di un liquore che entrava nelle case sulle arie di Beethoven.
Ma la vigilia era una notte speciale, perché non finiva con Carosello e c’erano fagioli che saltavano sul tavolo dispettosi, sempre in bilico tra una casella e l’altra di quelle magiche cartoline numerate, mentre una voce chiamava numeri estratti da un sacchetto, accompagnando ognuno di essi con un significato che, anche dopo la spiegazione, restava arcano!
E poi qualcuno gridava: – “Terno” , ma il mucchietto di monetine più alto era ancora lì e tu aspettavi di dire:- “Tombola” !
Era un Natale di grandi tavolate, di nonni premurosi e di zii generosi, di genitori stanchi ma presenti, di affetti più palpabili e densi di qualsiasi lasagna o panettone.
Era il Natale di un mondo la cui “app più sociale” era il caminetto, intorno al quale si ricordavano tempi ancora bui e “staticamente poveri” che in quel presente sembravano ingoiati per sempre dalla Storia.
Era il Natale del boom economico, di un paese che sapeva e voleva sognare, di un futuro che neanche Marinetti avrebbe immaginato più esuberante e tecnologico.
Era il Natale di quando sei bambino e quel Natale ha una magia che nessuno specchio sa più riflettere e una lentezza che nessuna clessidra è più in grado di riprodurre.

Questi sono i racconti dei nostri amici amanti della scrittura, commentate e fateci sapere se sono riusciti a creare in voi la gioia per il Natale vicino.

Pubblicato da Elisa Santucci

Sono Elisa Santucci, fondatrice ed amministratrice dall'8 luglio 2016 . Il blog nasce dalla mia passione per i libri da sempre, dalla voglia di parlarne e fare rete culturale, perché io penso che il web, i blog, i social si possono usare in tanti modi, io ho scelto di creare un'oasi culturale. io sono pienamente convinta che leggere ci insegna a pensare e a essere liberi. "Leggere regala un pensiero libero come un volo di farfalle, un’anima con i colori dell’arcobaleno , forza e creatività" è il mio motto. Editor freelance, correttore di bozze, grafica. Servizi editoriali .

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