Quore di Claudio Spinosa

Quore

lchimia e poesia, o meglio poesia alchemica, questo ciò che “Quore” offre al lettore. Versi dal sapore ermetico a volte criptico che inducono ad un arduo lavoro di introspezione e di sgrossamento. Un percorso alchemico appunto fatto di varie fasi fino alla scoperta e la conoscenza del proprio vero sé.

Introduzione

Normalmente la poesia racconta del nostro Io esistenziale, ma Spinosa in Quore usa con maestria l’influenza orientale, le sue brevi sono come a disegnare la sabbia in un giardino Zen in una indubbia e metaforica ricerca spirituale, una regressione della mente alla ricerca di arricchimento e di distacco riflessivo. Sintesi di tutto ciò le sue poesie diventano forbici che fanno d’arte rametti ricurvi.

Aneddoti personali

Poesie zen, particolari difficili, filosofiche e contemplative, al mio personale odo una lirica profonda, ma per mio vezzo troppo ardita nella sintesi, amerei un maggiore ordito, un dilungo nel labirinto delle parole estratte da una Sfinge ingannevole ed enigmatica.

Recensione

Ermetismo e angoscia umana attraverso metafore che esaltano perfettamente in maniera delicata, travolgono ed eviscerano, come un samurai antico s’apre il ventre. Poesie particolarmente dualistiche , rappresentano il Giano umano, lo Yin e lo Yang, la vita e la morte, sofferenza e gioia più volti della stessa maschera. Un’ indagine nell’Io umano, della donna e dell’uomo con alchimia poetica. Non melense parole da vergar amore, ma uno scuotere di tremori e sopiti sensi. Ermetico esaspera la criptica stesura, pervade la decadenza del corpo e della mente con eleganza con classe e controllo. Non lasciamoci trarre in inganno dalla ricerca introspettiva come usuale mezzo di poeti, Spinosa affonda radici nella ricercatezza dell’essenziale, a tratti tra le sublimi righe brevi, lasciandosi avvolgere da un onirico abbraccio impariamo a leggere lo stato d’animo. Il non vergare delle poesie di Spinosa, rammenta la possenza di un maestro della poesia esterna il poeta Pessoa.

Conclusioni

Amo la poesia quando essa parla vi è un’unica trama di interpretazione, Spinosa non lascia spazio ad interpretazioni personali, non lascia al lettore la facoltà di ovviare al cripto vergatio, con ragione indica un erto sentiero, un ovvio pensiero, leggere poesia è esser superstiti della vita non vissuta. Quore, un titolo evocativo, un brandello di rimembri arcani? Un introspezione cabalica? Profanando il pensiero dell’autore, da lettore tra le righe propenderei per una visione più travolgente e evocativa, un titolo Quore, che riporta al disagio della società e dei soprusi, delle ingiustizie e dei biechi pensieri di una società maschilista.

Recensione Daniele Cavani

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