Però quante ne ho passate di Gianluigi Redaelli

Però quante ne ho passate! Ovvero: Vita di Gian, da tagliato fuori a figlio del 68 e cittadino impegnato

Gianluigi Redaelli
Interessante esempio di romanzo autobiografico, a tratti poetico, con innesti sotto forma di diario.

Introduzione

I primi trent’anni della vita di Gian: dall’infanzia vissuta in una famiglia piccolo borghese tra Milano e la Liguria, passando per il periodo della naja in Friuli, fino alla vita nelle cooperative sociali tra impegno politico e amori mordi e fuggi.

Recensione

Il protagonista del libro, ormai settantenne, ritorna con la mente alla sua gioventù e si accorge di aver vissuto una vita niente affatto banale, piena di avvenimenti significativi in un periodo storico di grande fermento politico e sociale, che ha portato ad un cambiamento rivoluzionario della mentalità e delle abitudini degli italiani.
Attingendo alle pagine dei diari e agli infiniti appunti conservati , Gian srotola il filo dei ricordi e descrive puntigliosamente e con dovizia di particolari e di date il primo periodo della sua vita , soprattutto quello degli anni 60/70 del novecento. In quel periodo i giovani, influenzati anche dalle nuove mode beat e hippy che provenivano dagli Stati Uniti e dall’Inghilterra, cominciano a rifiutare le norme imposte dalle autorità e dalle convenzioni familiari e si diffondono movimenti di contestazione a tutto ciò che rappresenta una costrizione o una mancanza di libertà. Gli idoli del momento sono gli scrittori della beat generation come Jack Kerouac, Ginsberg, Fernanda Pivano che rifiutano le imposizioni e le ipocrisie della società e della morale comune, e cercano rifugio in un mondo psichedelico ed extrasensoriale, facendo ampio ricorso all’uso smodato di sostanze stupefacenti e di alcol.
I giovani in questo periodo criticano fortemente la società materialista e ipocrita dei loro genitori, rifiutano le guerre e avvertono il desiderio di cambiare, di scappare, di sperimentare, di farsi portatori di un forte messaggio di pace e di fratellanza universale. Così ogni manifestazione di libertà e alternatività al passato è lecita e sperimentata : le droghe, la sessualità libera, l’interesse per la religione orientale, la lotta politica.
In questo contesto storico, non si può dire che il nostro Gian sia rimasto sul divano a girarsi i pollici. Figlio del suo tempo, vive fino in fondo ogni esperienza. La sua natura anarchica e libertaria lo porta a considerare tutto un po’ transitorio: il lavoro, la casa, gli amori. Dopo essere andato via di casa in contrasto con il padre, fa mille lavori, dall’enigmista al disegnatore di tazebao, per poi consegnare volantini politici o panettoni dell’Alemagna, fino a portare aiuti alle popolazioni terremotate del Belice entrando nelle cooperative della ricostruzione. Si avvicina al movimento anarchico di cui conosce personaggi di spicco come Pinelli, per poi approdare ai movimenti di estrema sinistra, rivoluzionario sì ma rifuggendo dalla violenza. Cambia continuamente casa, andando poi a vivere per parecchio tempo in una comune. Come tantissimi ragazzi del suo tempo viaggia in autostop per l’Europa, fa uso di droghe seppur leggere e con la sua scassatissima macchina fa un lungo viaggio in Oriente fino al Pakistan.
Soltanto dal punto di vista sentimentale sente che gli manca un rapporto affettivo veramente saldo e duraturo e tutta la sua natura romantica la riversa nelle poesie e nelle lettere che scrive soprattutto a Nuccia, la sposa bambina di un matrimonio subito naufragato.

Conclusioni

Il testo si fa apprezzare per la descrizione attenta e puntuale di un periodo a cui i libri di storia dedicano poche pagine frettolose e superficiali e riporta chi come me lo ha vissuto a quel mondo scapigliato e libero che un po’ si rimpiange.
In effetti il libro è quasi un testo di storia contemporanea che potrebbe essere utile soprattutto ai millennial che conoscono poco questo periodo, perchè snocciola con precisione e puntigliosità date e avvenimenti dell’epoca .
Forse proprio questa pignoleria, però, appesantisce un po’ troppo il testo che, per essere apprezzato in pieno avrebbe dovuto essere sfrondato di qualche pagina del diario: potrebbe essere questo il suggerimento utile per il prossimo libro sugli altri trent’anni di vita di Gian.

Recensione di Anna Gelardi

Pubblicato da Anna Gelardi

Avvocato per tradizione familiare, lettrice per passione. Tirata per i capelli in questa avventura del blog dalla mia amica Rita, ci sto prendendo gusto. D’altronde è quello che ho sempre fatto fin da piccola: leggere, leggere, leggere. Spero di essere all’altezza delle aspettative e di riuscire a stimolare alla lettura tutti coloro che vorranno seguirmi.

Una risposta a “Però quante ne ho passate di Gianluigi Redaelli”

  1. Ah, ora che ho trovato questa mirabile circostanziata recensione posso fare i complimenti e ringraziare Anna Gelardi, che evidentemente devi aver letto il libro. Vorrei sapere se cartaceo o inviato da me. Mi piace molto anche il suggerimento che applicherò senz’altro.

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