Percezioni di Giovanni Battista Argenziano

Percezioni

Giovanni Battista Argenziano
Le “percezioni” che danno il titolo a questa notevole raccolta poetica devono essere intese nel senso più lato del termine, in quanto costituiscono, coerentemente, del resto, con la precedente produzione poetica di Giovanni Battista Argenziano, un intenso, meditato “viaggio” nelle più intime e spesso taciute pieghe del nostro “essere”. In tal modo, non possono non toccare l’ineludibile tema del “vivere”, dall’amore alla condivisione, dalle passioni al futuro come lo immaginiamo, ben sapendo che esso sarà, comunque, diverso da ogni previsione. Tuttavia, la parola poetica, pur avendo forse rinunciato, in questo secolo, a farsi “profetica”, resta lo strumento più penetrante per raggiungere, o almeno sfiorare, l’intima essenza della condizione umana.

Introduzione

Forse un giorno capiremo come fare per volare lontano e cercare l’altrove …

Aneddoti personali

Leggendo questo libro la prima cosa che mi è venuta in mente è la differenza tra confine e orizzonte, tra quello che vediamo e quello che avremmo voluto vedere …

Recensione

Scrittura molto lineare e semplice, stile diretto e di facile accesso per qualsiasi interlocutore. Ho apprezzato la totale assenza di punteggiatura che riesce a fornire la giusta interpretazione da parte di chi intende dare ad ogni verso la propria consistenza.
Svariati i temi affrontati in questa raccolta poetica, completamente libera e senza schemi ben definiti.
Si passa dall’amore per le proprie radici, al desiderio di un’integrazione vera, alla consapevolezza di essere prigionieri dentro ad una realtà che non ci appartiene del tutto, fino ad arrivare ai nostri “ Italici Eroi”.
“ Radici profonde di un albero maturo che ad ogni stagione sa cosa fare. Vederle non puoi ma le puoi sentire”.
La parola ricorrente è l’altrove che riempie prepotentemente molte liriche, quasi a voler prendere forma, direi a materializzarsi come idea concetto.
Ma cos’è l’altrove? Ma dov’è l’altrove? Come si raggiunge l’altrove?
“ Vivo verso l’altrove senza limiti o barriere. Sarò io il giudice del mio voluto altrove”.
L’autore sottolinea il suo bisogno di ritrovare quell’essenza di vita che non riesce più a respirare; un desiderio di varcare gli orizzonti, di abbattere le barriere e di restituire al tempo il suo reale valore.
“ Non hai capito che le differenze possono unire. E’ tempo di fare non serve dire. Ormai non sono false le parole lo sono anche le espressioni”.
Carina e meritevole di citazione la poesia “ Mercato” perché riesce, a mio avviso, a trasmettere quel concetto di multiculturalismo in maniera molto esplicita. Questa cascata di colori, tradizioni, cultura, costumi fornisce un discreto apporto alla qualità della silloge.
“ Alle cose si uniscono sguardi e vociare cantilene o urla mille linguaggi colori diversi sguardi emozioni”.
Viene bocciata la nuova società, troppo fredda, distaccata e tecnologica! Viene denunciata l’assenza di una vera comunicazione, dove il reale ormai appare un accessorio per il mondo virtuale. Assenza di sguardi, assenza di voce, assenza di emozioni, assenza di vita.
“Vorrei che le parole e gli sguardi tornassero a dire quello che il cuore ci sa dettare. Vorrei che i telefoni tornassero a squillare. Vorrei che i citofoni venissero sfiorati”.
Spunti di riflessioni che meritano la dovuta meditazione.
Il linguaggio è sempre elegante, a parte un termine usato per una lirica, parola che a mio avviso poteva essere evitata.

Conclusioni

Concludo la mia recensione con una valutazione alquanto positiva, con la speranza che l’autore riesca in futuro a trasmetterci emozioni ancora più forti!

Citazioni

“Io vivo di utopìa perché l’attuale non mi appartiene. Cerco nell’improbabile la ragione del vivere vado molto lontano sfidando l’altrove per dare al mio essere compimento e funzione”.

Recensione di Alessandra Di Girolamo

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