L’unica ragione di Vincenza Alfano

L’unica ragione

In una notte indimenticabile la piccola Ines assiste al tentativo di suicidio di sua madre Lucia. Quest’immagine segnerà la sua vita, e toccherà alla nonna Tanina provare a ricostruire il senso di ciò che per la bimba resterà incomprensibile. In bilico tra passato e presente, il racconto di tre donne legate da un destino comune, tre donne cui la libera scelta è negata da un destino atroce e inspiegabile, condizionato in ogni passo dalla malattia. Il dramma della follia sullo sfondo di un’Italia intimamente vissuta, dalla guerra fino ai nostri giorni, attraverso una lucida e coraggiosa fotografia interiore, fra saga familiare e romanzo generazionale.

Introduzione

Tre generazioni di donne che si portano dietro il dolore e le conseguenze della follia. Tanina, Ines e Lucia in un racconto alternato vivono il dolore e l’angoscia della malattia mentale.

Recensione

Dal dopoguerra fino ai giorni nostri, in un racconto allucinante ed a tratti allucinato, di come la pazzia può sconvolgere la vita anche di chi ti vivo accanto.
Lucia è una giovane donna che già da ragazza sente delle voci, si attacca in maniera spasmodica al desiderio di essere amata, da un ideale d’amore che non è mai riuscita ad avere; ogni volta è un passo avanti nella sua distruzione mentale, complice anche la psichiatria del tempo, come puoi curare un malato con l’elettrochoc distruggendogli giorno dopo giorno con scosse elettriche quello che era possibile curare, come può una madre inconsapevolmente spingere una figlia alla distruzione mentale fidandosi di un sedicente psichiatra?
Questo e tanto altro è il bel romanzo di Vincenza Alfano, penna di valore nel panorama culturale partenopeo. Una lettura paicevole e scorrevole nonostante l’argomento spinoso e difficile.
Gli ospedali psichiatrici che non nascono per curare, ma soltanto per rinchiudere chi non si è in grado di curare.
Lucia una donna con una forte depressione e mal di vivere trattata da pazza e portata alla pazzia dalle scarse conoscenze mediche del tempo.
Tanina, sua madre, una donna rude ed infelice costretta ad un matrimonio non voluto ha un unico amore: la piccola Ines, una nipote da crescere in assenza di una madre in grado di essere madre. Suo marito, ignorante, silenzioso e solo, ha una oreficeria nel famoso Borgo Orefici, mantiene la famiglia nel benessere, ma anche per lui l’unica gioia è Ines.
Ines, una bambina che cresce con lo spettro della pazzia, cerca sempre quel contatto di bambina con la madre, ricevendo in cambio il nulla, se non insulti allucinati e schiaffi.
Come può divenire donna, una bambina che ha visto e vissuto sulla sua pelle il peggiore dei mali : lqa pazzia di suo madre e l’assenza di un padre.
Si rifugia nella pittura, nell’arte, l’unica cosa che gli lascia un padre assente, che non ha mai avuto alcun ruolo nella sua vita.
La follia è il filo che unisce queste tre donne, la cura della malattia è l’unica cosa che el unisce e divide per sempre.
Vincenza Alfano affronta con piglio sicuro e sapiente la malattia che incombe minacciosa e distrugge la vita del malato, ma anche quelal di chi gli vive accanto.
L’orrore dei manicomi che ora si chiamano reparti psichiatrici, senza però cambiarne la sostanza.
Una denuncia sulle condizioni di vita e l’assoluta assenza di cura di chi è malato nell’anima.
Un romanzo generazionale che mette in evidenza l’imprescindibile realtà : la famiglia in cui si cresce crea la personalità, i disagi subiti nell’infanzia sono un marchio indelebile che si fa fatica a scrollarsi di dosso.
Ines è l’ultimo anello della catena: subisce, non abbandona sua madre, si prende cura di sua nonna ormai anziana e piange disperata la morte del suo unico punto di riferimento : il nonno.
La ricerca di quella ineffabile felicità muove i passi delle tre donne.
Tanina sognava una carriera da concertista, Lucia voleva solo essere amata, Ines cerca disperatamente di crearsi uno spazio nella vita, cercando di mettere da parte i traumi subiti nell’infanzia.
Cosa succede quando in famiglia fa il suo ingresso in maniera cruenta la malattia?
L’autrice attraverso le sue protagoniste traccia con sapienza, il percorso ad ostacoli che diventa la vita quotidiana di chi vive questo dramma, e soprattutto riesce a mettere in evidenze le conseguenze che tutto ciò lascia nell’anima.

Conclusioni

Un libro da leggere, percorre tutti gli stadi del dolore, quello provato , quello riflesso e quello più grande che è quello che ti resterà attaccato sotto la pelle per sempre.
Una saga familiare? Forse…
Il dolore e la malattia sono il vero fulcro di questo romanzo. Da leggere perché è inutile sfuggire al dolore quando la famiglia è toccata dal terribile male incurabile che è il mal di vivere.

Voto

5/5

Recensione di Elisa Santucci

Pubblicato da Elisa Santucci

Sono Elisa Santucci, fondatrice ed amministratrice dall'8 luglio 2016 . Il blog nasce dalla mia passione per i libri da sempre, dalla voglia di parlarne e fare rete culturale, perché io penso che il web, i blog, i social si possono usare in tanti modi, io ho scelto di creare un'oasi culturale. io sono pienamente convinta che leggere ci insegna a pensare e a essere liberi. "Leggere regala un pensiero libero come un volo di farfalle, un’anima con i colori dell’arcobaleno , forza e creatività" è il mio motto. Editor freelance, correttore di bozze, grafica. Servizi editoriali .

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