Leggere Giacomo Leopardi tra “Il poeta favoloso” e “L’arte di esser fragili”.

Da una copia del disegno di Luigi Lolli. Fonte foto https://it.wikisource.org

Leggere Giacomo Leopardi nel 2018: alla scoperta del poeta di Recanati fra “Il Poeta Favoloso” di Alessandra Di Prisco e “ L’Arte di essere fragili” di Alessandro D’Avenia.

Quando, sul gruppo Facebook del Blog “Il mondo incantato dei libri” con il quale collaboro, ho letto la proposta di Alessandra Di Girolamo di ricordare, ognuno seguendo la personale sensibilità, Giacomo Leopardi, mi sono venuti in mente tantissimi versi, come se fosse un poeta letto e studiato di recente.

In verità non leggo il poeta di Recanati da molti anni ma le sue opere, sedimentando nella mia formazione culturale, me lo fanno sentire ancora profondamente attuale e, soprattutto, oggi più che mai, determinante per la comprensione del viaggio della vita.

Un ruolo fondamentale in questo processo di introiezione e di attualizzazione lo hanno avuto, oltre agli studi liceali, la lettura di due libri: “Il Poeta Favoloso” di Alessandra Di Prisco, giovane insegnante e appassionata di Leopardi e “L’Arte di essere fragili” di Alessandro D’Avenia, docente e scrittore di successo.

Entrambi gli autori ci raccontano la vita di un uomo straordinario nella sua ordinarietà, di una persona il cui mondo interiore e le cui fragilità sono così simili a quelle dell’uomo moderno, da farci dimenticare che sia nato alla fine del millesettecento.

“Il Poeta Favoloso” di Alessandra Di Prisco, scritto per avvicinare alla lettura soprattutto i ragazzi, attraverso una biografia romanzata del poeta, è la narrazione,  fatta in prima persona dal poeta stesso, di un giovane dai talenti sorprendenti la cui vita  è però molto simile a quella di tanti ragazzi di oggi che si sentono poco compresi nelle loro passioni e nei loro sogni.

Infatti Giacomo, come tanti altri giovani, aveva un padre che lo frenava nel suo percorso di approfondimento culturale fuori dalle mura di Recanati e di sperimentazione delle potenzialità della sua arte, nonostante il riconoscimento di personalità di spicco, come Pietro Giordani. E come accade talvolta ad altri, anche lui aveva una madre che, nella sua anaffettività,  non riusciva neppure a cogliere che la passione del figlio, proprio perché vissuta con tormento e esasperazione, era la causa della criticità della sua salute.

Ma è proprio questo background familiare e culturale che accende la scintilla della sua straordinarietà, alimentando come linfa vitale la sua arte e rendendola universale nel tempo e trasversale tra le generazioni.

Fra gli innumerevoli progetti che Giacomo Leopardi aveva coltivato durante la sua vita, senza riuscire però, a portarli a termine, Alessandro D’Avenia, docente prima che scrittore ha individuato il particolare valore di un’immaginaria “Lettera a un giovane del ventesimo secolo” e di “Un poema, in prosa e versi sulle età dell’uomo”, entrambi rimasti incompleti.

E su queste insight nasce “L’arte di essere fragili” edito nel 2016 da Mondadori.

Nell’opera, dedicata a “Tutti gli uomini e le donne che difendono le cose fragili, perché sanno che sono le più preziose”, lo scrittore immagina di essere quel giovane al quale Giacomo Leopardi scrive e decide, come “un messaggio in bottiglia, che vive nella speranza di un dialogo differito nel tempo”, di intraprendere un vero e proprio epistolario con lui.

Seguendo il disegno che il poeta aveva tracciato, immagina di affrontare in questo epistolario proprio le quattro fasi della vita, “qualunque siano longitudine e latitudine di appartenenza, qualunque sia la “dote” che la vita ci ha offerto”: l’adolescenza, o arte di sperare; la maturità, o arte di morire; la riparazione, o arte di essere fragili;  il morire, o l’arte di rinascere.

Come un qualunque uomo del nostro secolo, D’Avenia intraprende, con questo interlocutore così speciale, un’immaginaria conversazione sulle grandi problematiche esistenziali che, incredibilmente, continuano a essere quelle di sempre.

In un dialogo  surreale i due affrontano la stagione dell’adolescenza, definita della speranza, nella quale “nessuno di noi si sottrae al rito delle stelle cadenti”, durante la quale “sentiamo di meritare la bellezza, e si fa strada in noi la fiducia che la vita quotidiana possa diventare il terreno fertile per coltivare i nostri desideri, perché fioriscono.”

Eppure questo sentimento, nella generazione adolescenziale del nostro secolo, rischia di essere quasi atrofizzato dalla bulimia di informazione che la caratterizza, attraverso l’uso della tecnologia in generale, togliendo la capacità di “navigare” nel nostro mondo interiore , piuttosto che in rete. Se le nuove generazioni potranno riappropriarsi della capacità di mettersi in ascolto della propria voce interiore, come il giovane poeta faceva guardando l’infinito, si potrà tornare a dare pieno valore all’essere umano.

E poi c’è la maturità, età nella quale si pensa che la vita sia “una promessa non mantenuta”, la stagione nella quale mentre cerchiamo di vivere appieno i nostri progetti, sperimentiamo la sofferenza della frustrazione:  il segreto della maturità è, in  verità, l’accettazione della “morte provvisoria e apparente” di sogni e progetti, come Leopardi più volte fece nella sua esistenza tormentata, senza perdere di vista la bellezza intrinseca della vita stessa.

Ma la stagione più attuale è sicuramente quella della Riparazione, ovvero della fragilità: viviamo in un’epoca in cui ogni fragilità deve essere bandita, o almeno occultata, e “dalla terra degli sbagliati scampano temporaneamente quelli che mentono a se stessi  costruendo corazze di perfezione”.

Le sconfitte arrivano comunque, nonostante si rifiuti che possano esistere e, in quei momenti, la vera unica zattera che ci permette di non naufragare è ancora oggi l’amicizia, che lenisce le nostre ferite, come fu per Giacomo Leopardi il rapporto con Antonio Ranieri.

Infine la “Morte”, stagione della rinascita: nel suo epistolario D’Avenia parla a Leopardi del poeta inglese John Keats, anch’egli tormentato da una salute fragile, riportando le sue parole che narravano di quanto la malattia gli avesse fatto percepire “ le cose in una luce più vera”, come era accaduto anche al “Poeta Favoloso”.

Perché è solo quando si acquista la consapevolezza di quanto sia fragile e caduco il nostro corpo che si coglie il valore degli aspetti essenziali della vita: la Ginestra, fiore selvatico, è  infatti l’emblema della bellezza della natura.

Dunque perché leggere Giacomo Leopardi quando esistono tantissimi poeti, più moderni, la cui produzione letteraria potrebbe incontrare maggiormente l’interesse dei lettori, soprattutto delle generazioni giovanili?

Perché i suoi versi ci restano indelebili nella mente, nonostante li si abbandoni alla fine del liceo e spesso, ripensando a lui, ci si ripeta, quasi meccanicamente, che era il poeta del “pessimismo cosmico”?

La risposta la troviamo proprio leggendo Alessandra Di Prisco e Alessandro D’Avenia: attraverso la poesia del Poeta favoloso sentiamo, ogni volta di più, che, al di là del tempo, la vera sfida della vita è la capacità di ogni essere umano di forgiare la sua fragilità per metterla all’arco dei propri talenti e che amare, anche se non ricambiati, è già abbastanza per ritenere di non aver vissuto invano.

Rita Scarpelli

Pubblicato da Rita Scarpelli

Sono Rita Scarpelli e vivo a Napoli, una città complessa ma, allo stesso tempo, quasi surreale con i suoi mille volti e le sue molteplici sfaccettature. Anche forse grazie a questa magia, da quando ero bambina ho amato la lettura e la scrittura . Nonostante gli studi in Economia e Commercio mi abbiano condotta verso altri saperi e altre esperienze professionali, il mio mondo interiore è sempre stato popolato dai personaggi e dalle storie dei libri che leggevo e ancora oggi credo fortemente che leggere sia un’esperienza meravigliosa. Parafrasando Umberto Eco, “Chi non legge avrà vissuto una sola vita, la propria, mentre chi legge avrà vissuto 5000 anni…perché la lettura è un’immortalità all’indietro”. Lo scorso anno ho vissuto l’esperienza incredibile di pubblicare il mio romanzo di esordio “ E’ PASSATO”, nato dalla sinergia dell’ amore per la scrittura con la mia seconda grande passione che è la psicologia. E poiché non c’è niente di più bello di condividere quello che ama con gli altri, eccomi qui insieme a voi!

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