“L’Azzurro dell’Amicizia”, di Imma Pontecorvo

“L’Azzurro dell’Amicizia”

Imma Pontecorvo
Alessia è un’adolescente come tante, con un’innata passione per la danza e soprattutto per la scrittura; da grande infatti sogna di diventare una giornalista. Condivide questi interessi con la sua migliore amica, Shaila, di origini indiane.Entrambe non hanno mai badato al diverso colore della pelle o alla differenza tra le proprie culture di origine. All’inizio del secondo anno di liceo, però, l’inserimento in classe di due ripetenti, Gilda e Iolanda, romperà gli equilibri. Fin dai primi giorni, Shaila viene aggredita dalle due bulle con insulti razzisti e minacce di violenza. Solo grazie all’autenticità di quel bene sincero che provano l’una per l’altra, Shaila e Alessia riescono a permettere che il bene trionfi sul male ridipingendo le loro vite di azzurro. Una storia di due ragazze adolescenti ispirata a fatti reali, che affronta i temi della disuguaglianza sociale, del razzismo e del bullismo in contesti scolastici ed extrascolastici,e che intende aprire un dialogo tra adulti e minori al fine di sensibilizzare le coscienze su questi temi che negli ultimi anni stanno condizionando la vita di molti adolescenti. 

Introduzione

“Una grande amicizia ha due ingredienti principali:  il primo è la scoperta di ciò che ci rende simili; il secondo, il rispetto di ciò che ci fa diversi.  (S. Littleword)

Aneddoti personali

La prima cosa a colpire è il titolo, “L’azzurro dell’amicizia” . L’amicizia ha un colore? E perché azzurro?  Il colore azzurro sta a metà strada tra il verde e l’indaco/violetto, è l’emblema della comunicazione creativa ed è simbolo di lealtà. Quella lealtà che dovrebbe essere il terreno fertile sul quale piantare i semi di un’amicizia vera, complice, sincera e duratura.

Recensione

Alessia e Shaila sono due adolescenti, hanno la stessa età, frequentano la stessa scuola, sono compagne di banco, condividono le stesse passioni ma hanno un colore della pelle diverso. Shaila è di origine indiana e questo non è mai importato a nessuno, nessuno ha mai fatto caso al colore della sua pelle … non è mai stato un “problema”, fino a quando nella classe entrano due nuove allieve che diventano elemento di disturbo e non solo … In poco meno di 100 pagine, l’autrice è riuscita a inserire e trattare egregiamente tematiche delicate  e fin troppo presenti tra le nuove generazioni. Xenofobia e razzismo qui diventano, potremmo dire, un fatto marginale: sono solo la punta dell’iceberg di una grossa problematicità di fondo. Diventano il pozzo cui attingere per tirare fuori quel disagio generazionale latente che affonda le radici altrove e che ha bisogno di emergere a tutti i costi.  Chi tende a prevaricare sull’altro, a imporre con violenza fisica o verbale, se non entrambe, la propria volontà, vive a sua volta un malessere che spesso altro non è che una richiesta di attenzione, un grido di aiuto nei confronti di chi, generalmente la famiglia, è sordo e cieco davanti alle esigenze dei propri figli e tende a colmare la propria assenza fisica e sanare l’incapacità di amare, attraverso beni materiali e permissivismo. Non è un caso infatti che generalmente i bulli appartengano a famiglie di ceto medio-alto. 
Temi sociali quali bullismo e cyber bullismo così “di moda” ai giorni nostri, anoressia, violenza fisica e psicologica, traumi infantili mai rimossi, discriminazione, vengono qui affrontati in maniera chiara e incisiva. Argomenti di cui nonostante si senta parlare continuamente, tanto in ambito scolastico ed educativo in genere, quanto attraverso i media e la rete, sono spesso sottovalutati e forse poco approfonditi o viene fatto in maniera inadeguata.  Quante volte leggiamo o ascoltiamo fatti di cronaca nera che vedono giovani e adolescenti porre fine alla loro vita per la vergogna di essere diventati “oggetto di scambio” in video tra chat private o, peggio ancora, pubblicate sui social? Si cade in un baratro nel quale tutto appare sempre più nero, subentra la paura. La paura del giudizio, il senso di inferiorità, di inadeguatezza; l’insicurezza si fa largo fagocitando voracemente la speranza. Si finisce col credere di essere incapaci e non si trova il coraggio di chiedere aiuto.  A essere assenti a volte, sono i modelli di riferimento in una società che vuole tutto e subito, che esige la perfezione, che non ha mai tempo; dove la disattenzione è spesso una costante tra i membri di famiglie sempre più di fretta, troppo impegnate, stanche, occupate, troppo distratte …Shaila e Alessia vorrebbero chiedere aiuto, ma hanno paura, tentennano, fanno un timido passo avanti confidandosi con una insegnante, ma non basta, hanno tutta la classe contro perché una delle due bullette è figlia di … Alessia e Shaila sono troppo giovani per poter affrontare tutto da sole ma, ciò nonostante subiscono in silenzio, nascondono il dolore e non solo quello fisico, accettano senza protestare le punizioni dei genitori pur essendo innocenti. Nessuno si accorge di quanto stia accadendo fino a quando non avviene qualcosa di eclatante che non può più essere nascosto. E allora arriva il coraggio e con esso la forza di reagire  di chiedere aiuto …
Pur se breve, è un vero e proprio romanzo di formazione che in maniera chiara e semplice, linguaggio colto e adeguato e con una narrazione fluida, scorrevole e senza distrazioni, conduce all’interno di un periodo di crescita estremamente delicato e difficile come l’adolescenza.  Dove tutto è sempre il contrario di tutto; il periodo dell’eterna insoddisfazione, della realtà distorta, della ribellione per partito preso. L’età in cui più facilmente si possono commettere quegli errori in grado di influire negativamente sulla vita futura. 

Conclusioni

E’ un racconto che dovrebbe essere letto da tutti i ragazzi per comprendere cosa significhi essere vittima di soprusi, di angherie, violenza e cattiveria gratuita. Per capire che si può e si deve chiedere aiuto.  Ma a leggerlo dovrebbero principalmente essere i genitori e gli adulti in generale, per essere in grado di cogliere immediatamente i segnali di un disagio, di qualunque genere, prima che possa tradursi in violenza. Un testo che dovrebbe entrare di diritto tra i libri scolastici, specie tra gli alunni delle scuole medie e dei bienni delle scuole secondarie di secondo grado.   
 
Teresa Anania

Voto

5/5

Recensione di Teresa Anania

Pubblicato da Teresa Anania

Eccomi..... Sono Teresa Anania, e ho una passione sfrenata per i libri. Un amore iniziato ad otto anni e cresciuto nel tempo. Amo scrivere e riversare, nero su bianco, emozioni, sentimenti e pensieri concreti e astratti. La musica è la colonna sonora della mia vita. Ogni libro lascia traccia dentro di noi e con le recensioni, oltre a fornire informazioni "tecniche", si tenta di proiettare su chi le leggerà, le sensazioni e le emozioni suscitate. Beh..... ci provo! Spero di riuscire a farvi innamorare non solo dei libri ma della cultura in senso lato.

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