La mia vita all’ombra del mare di Simona Dolce

La mia vita all’ombra del mare

Salvatore è un ragazzino come tanti: ama il mare, il calcio e gli amici. Cresce però in una realtà difficile e si pone tante domande su Brancaccio, il quartiere in cui vive, e su 3P, il sacerdote che non si arrende alle minacce e prosegue con coraggio per dimostrare ai suoi ragazzi che l’onesta è ancora possibile.

Introduzione

“La maestra dice che le poesie sono importanti perché insegnano a vedere le cose in modo diverso e a dirle in modo diverso”. ( Simona Dolce)
Questo libro “ La mia vita all’ombra del mare” anche se indirizzato ad un pubblico più giovane, secondo me può essere letto e apprezzato, davvero parecchio, anche da un lettore adulto. Racconta di avvenimenti realmente accaduti negli anni ‘90 nella città di Palermo e precisamente nel quartiere di Brancaccio. Ovviamente l’autrice, Simona Dolce, ha aggiunto alcuni fatti inventati per rendere la lettura più romanzata e facilmente accessibile al suo target di lettori.

Aneddoti personali

Ho letto questo volume insieme a mia figlia di appena undici anni; in effetti a Gennaio nella sua scuola si svolgeranno le gare di lettura tra le varie classi di prima media e questo libro è uno dei testi adottati per questa interessante e coinvolgente iniziativa. Le considerazioni di mia figlia sono state le seguenti:
“ Mamma come si fa ad essere così cattivi? Perché la gente non vuole le persone buone? Perché Padre Puglisi rompeva le scatole ai mafiosi? Perché lo hanno ucciso se voleva solamente fare giocare i bambini a calcio, le bambine a pallavolo e farli divertire? Quale era la sua colpa, mamma? In fondo regalava un sorriso a tutti e anche una speranza a quel quartiere dove c’era di tutto tranne un futuro!!”
Due generazioni a confronto: io 46 anni e mia figlia 11 anni.
Ho risposto che affinché l’amore di Padre Puglisi non vada perduto dobbiamo continuare a sorridere come lui e a diffondere tanta cultura, tanta! La nostra arma è la conoscenza, il sapere, solo studiando possiamo cancellare l’ignoranza e possiamo essere davvero liberi. Per la cattiveria non esiste una medicina, ma vi è la consapevolezza che mai nulla è perduto in questa terra se davvero ci crediamo, l’importante è non rispondere mai con la violenza alla violenza, altrimenti non cambierà mai niente in questo mondo.
“ Non bisogna reagire con la violenza. Bisogna imparare a essere diversi da quelli che si mostrano cattivi. Voi bambini dovete studiare e giocare, non dovete aver paura dei grandi. E se tutti insieme smettiamo di aver paura e di stare zitti, poi è più facile”.

Recensione


Un libro, quello dell’autrice Simona Dolce, scritto davvero bene, un linguaggio scorrevole e nello stesso tempo d’impatto. Si riesce a leggerlo in un paio d’ore e, una volta conclusa la lettura, si respira una sensazione strana, difficile da definire perché al dispiacere e al dolore per l’omicidio del parroco Puglisi, detto 3P( Padre Pino Puglisi), si accosta la speranza che tutto il suo bene non sia stata vano, ma abbia lasciato un segno positivo, sicuramente indelebile sul cuore di tanta gente.
Si parla di tradizioni siciliane, la festa del santo patrono di Brancaccio, San Gaetano, dei botti ( fuochi d’artificio) e della masculiata ( il momento finale dei fuochi, sparati tutti insieme). Si respira l’odore del mare, la salsedine tra i capelli, la sabbia tra le mani, la bellezza di Capo Gallo, di Mondello e si dedica anche una pagina alla leggenda riguardante l’Isola delle Femmine ( località che dista più o meno 18 km dalla città di Palermo).
Si parla di una vita difficile, di sogni lontani, di mala vita, di strade sbagliate, di denaro sporco. Ma si parla anche di speranza, quella negli occhi di Padre Puglisi, negli occhi del piccolo Salvatore (il nostro protagonista di appena 8 anni) e, per fortuna, anche negli occhi di chi oramai aveva un destino segnato: Giuseppe, fratello maggiore di Salvatore, divenuto mafioso.
Mi ha colpito molto il brano che parla del piccolo micio appena nato che, grazie all’amore di Salvatore riesce a sopravvivere e ad avere una famiglia. Il gattino chiamato “Ringhio” viene accolto a casa del bambino e rappresenta l’inizio di un nuovo cammino di rinascita.

Conclusioni

Consiglio la lettura di questo libro sia a scuola che in altri contesti, proponendo anche dei laboratori in merito: disegni, recite, dibattiti, confronti approfonditi

Citazioni

“E’ mai triste il mare? Si chiede. E’ triste la terra? Il cielo? Il granchio che si nasconde sotto la sabbia? Fango ,ripete sottovoce. E’ triste Don Puglisi quando glielo dicono?”

Recensione di Alessandra Di Girolamo

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