La compagnia delle anime finte di Wanda Marasco

La compagnia delle anime finte

Una storia dura, la fatica della sopravvivenza , in una Napoli del dopoguerra, nei vicoli , nei “ vasci” a ridosso della Capodimonte del bosco , dei musei , della Napoli sotterranea.

Il vico Unghiato con le sue cento scale per arrivare ai Vergini, un umanità guasta, nei guaglioni che già da piccoli sanno cose che non dovrebbero conoscere, un linguaggio tra il vernacolo e  un ricercatissimo italiano curato nei particolari, la sua è una prosa quasi musicale, che ti porta nella storia, ti strega  facendoti sentire tutti gli umori e sentimenti, il non amore che ti senti  sotto la pelle e ti fa crescere guasto nell’anima.

Una storia al femminile, dove gli uomini sono solo contorno, sono le donne a muovere i fili della vita nei vicoli , nei bassi , in queste vite miserevoli.

L’autrice è una narratrice che non si lascia andare  a sentimentalismi, in alcuni tratti quasi crudele, non lascia spazio alla speranza ed ai buoni sentimenti.

Una Napoli che ricorda le scrittrici del passato come Matilde Serao , oppure la Filomena Marturano Di Eduardo De Filippo con le stesse atmosfere miserevoli.

L’io narrante è Rosa che con la madre Vincenzina sul letto di morte racconta la sua storia, sperando così di capire anche se stessa,  i guasti che l’infanzia  le hanno lasciato addosso,  e la vita che a tratti le ha regalato lo stesso destino di sua madre.

Sei venuta dal niente e dalla paura, ma’. Hai incontrato un uomo venuto dalla caduta e dalla viltà, quando la Storia aveva già annientato e umiliato gli uomini. In una città dove il mondo migliore era soltanto un sodalizio tra un esercito straniero, il governo nuovo e la malavita.

Ti vedo mentre compri la sottanella americana a una bancarella dei Vergini, insieme a un reggipetto e a due mutande. Dicono che è roba usata mischiata a quella nuova, che arriva al porto in grossi blocchi e da qui la camorra la smercia ai mercati rionali. Tessuti di nylon, poche fibre di cotone, trattamento con amidi e coloranti di cui non sai nulla. Compri l’intimo e il vestiario ficcando le mani nell’ammasso colorato. I colori accesi ti abbagliano. I rosa, i celesti, i gialli e i rossi che paralizzano insieme a quell’altra luce della città, bianca sui lastrici, azzurra negli archi, a goccia d’oliosopra le facce, fonda e vorticosa lungo i basoli. A volte devi strappare dalle mani di altre femmine la merce che hai scelto. Devi gridare: «L’aggio visto primm’ io!» e fulminare con gli occhi quelle che non lasciano la presa. La sottanella è rosa. Ha il merletto sul petto e sull’orlo finale, due bretelle morbide che scivolano sempre dalla carne. La indossi a ogni appuntamento con Rafele. Quando ritorni a casa la lavi e la metti al sole. Anche ieri l’hai fatto. L’hai lasciata a sgocciolare sull’aia e poi ti sei buttata a terra sul cemento dello stanzone. Hai pianto e raccontato ai fratelli che l’innamorato di Napoli t’ha sfottuta con promesse false e ora se ne vuole scappare. Lo sai che i tuoi fratelli sono cattivi, ma adesso vuoi riparazione e vendetta perché non hai altra difesa.

La storia inizia con Vincenzina ragazza che viene a lavorare a Napoli, a servizio da Villaricca un paesino povero dell’entroterra napoletano, e qui incontra Rafele il vile e debole figlio di Lisa Maiorana, matriarca di una famiglia borghese, che mai accetterà la ragazza nelle fila della famiglia, e che il figlio non sarà mai in grado di difendere, vanno a vivere in un piccolo appartamento al vico unghiato a capodimonte, dove la povertà ed il degrado si tocca con mano , prostituzione, usura, contrabbando sono il pane quotidiano della gente dei vicoli. Vincenzina è tradita due volte da Rafele , dalla storia che lui ha con una collega, e dalla sua malattia, che la costringe a rivolgersi all’usura per poterlo curare. Ma l’uomo ha una di quelle malattie che non perdonano, quindi muore e lascia Vincenzina con i bambini piccoli da crescere, e lei si dedica all’usura per sopravvivere, strozzando con gli interessi la povera gente che le vive accanto, portando con se la piccola Rosa perché lei non è in grado di far di conto essendo lei completamente analfabeta. Rosa ricorda con amarezza quegli anni di bambina, e i danni che gli sono rimasti impressi nell’anima. La violenza insita in quel microcosmo umano che la circondava, le orche così le chiamava le matrone vicine di casa, Mario maria il transessuale che la famiglia per lo scuorno  sulla tomba si ostina a mettere una foto da maschio, Emilia la ragazza che dopo lo stupro non si è mai ripresa e ride a scroscio, l’usuraio che scompare e non si sa bene come. Annarella l’amica d’infanzia che già a undici anni è costretta a crescere e va a lavorare in fabbrica. Una vita dove l’amore è una debolezza, il degrado è tale, che la violenza è già all’interno delle famiglie, nella rapacità dell’anima, per le cose , per una miseria che si tocca con mano.

Storie terribili, raccontate con un linguaggio reale , che ti tocca nel profondo, un umanità ferita, senza speranza, in un epoca non troppo lontana dalla nostra.

Elisa Santucci

Titolo: La compagnia delle anime finte

Autore : Wanda Marasco

Editore : Neri Pozza

Collana : Bloom

Prezzo:  € 16,50

Wanda Marasco è nata a Napoli, dove vive. Diplomata in Regia e Recitazione all’Accademia d’arte drammatica «Silvio D’Amico» di Roma, è autrice di romanzi e di raccolte poetiche. Ha ricevuto il Premio Bagutta Opera Prima per il romanzo L’arciere d’infanzia (Manni editore, 2003), prefato da Giovanni Raboni, e il Premio Montale per la poesia con la raccolta Voc e Poè (Campanotto 1997). Ha lavorato in teatro come regista e autrice; in questo doppio ruolo ha messo in scena l’Asino d’oro di Apuleio e, con Quei fantasmi del presepe, una rivisitazione del teatro di Eduardo, oltre al poemetto Tre donne di Sylvia Plath e a Tutti quelli che cadono e Giorni felici di Samuel Beckett. Suoi testi sono stati tradotti in inglese, spagnolo, tedesco e greco. Il genio dell’abbandono è stato finalista alla prima edizione del Premio letterario Neri Pozza.

La descrizione

Dalla collina di Capodimonte, la «Posillipo povera», Rosa guarda Napoli e parla al corpo di Vincenzina, la madre morta.

Le parla per riparare al guasto che le ha unite oltre il legame di sangue e ha marchiato irrimediabilmente la vita di entrambe.

Immergendosi «nelle viscere di un purgatorio pubblico e privato», Rosa rivive la storia di sua madre: l’infanzia povera in un’arida campagna alle porte della città; l’incontro, tra le macerie del dopoguerra, con Rafele, il suo futuro padre, erede di un casato recluso nella cupa vastità di un grande appartamento in via Duomo; il prestito a usura praticato nel formicolante intrico dei vicoli, dove il rumore dei mercati e della violenza sembra appartenere a un furore cosmico.

È una narrazione di soprusi subìti e inferti, di fragilità e di ferocia. Ed è la messinscena corale di molte altre storie, di «anime finte» che popolano i vicoli e, come attori di un medesimo dramma, entrano sulla ribalta della memoria: Annarella, amica e demone dell’infanzia e dell’adolescenza, Emilia, la ragazzina che «ride a scroscio» e torna un giorno dal bosco con le gambe insanguinate, il maestro Nunziata, utopico e incandescente, Mariomaria, «la creatura che ha dentro di sé una preghiera rovesciata», Iolanda, la sorella «bella e stupetiata»…

«Anime finte» che, nelle profondità ipogee di una città millenaria, sono segnate tutte, come Vincenzina e come la stessa Rosa, da un guasto che attende una riparazione. Riparazione che, nelle pagine finali del libro, giunge inaspettata ad accomunare Rosa e Vincenzina in un medesimo destino.

Dopo l’acclamato Il genio dell’abbandono, Wanda Marasco torna a raccontare Napoli e i segreti della sua commedia umana con un romanzo dalla lingua potente e poetica, cosí materica e allo stesso tempo cosí indomitamente sottile.

Pubblicato da Elisa Santucci

Sono Elisa Santucci, fondatrice ed amministratrice dall'8 luglio 2016 . Il blog nasce dalla mia passione per i libri da sempre, dalla voglia di parlarne e fare rete culturale, perché io penso che il web, i blog, i social si possono usare in tanti modi, io ho scelto di creare un'oasi culturale. io sono pienamente convinta che leggere ci insegna a pensare e a essere liberi. "Leggere regala un pensiero libero come un volo di farfalle, un’anima con i colori dell’arcobaleno , forza e creatività" è il mio motto. Editor freelance, correttore di bozze, grafica. Servizi editoriali .

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