Il senso della rinascita: Intervista a Francesco Postorino

Francesco Postorino, giovane filosofo impegnato a far si che filosofia e “common people” possano trovare un trait d’union.  Gli abbiamo rivolto qualche domanda per saperne di più…

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Ciao Francesco, benvenuto nel nostro Blog.

Grazie a voi dell’affettuosa attenzione!

Come nasce la tua passione per la Filosofia?

Mi sono affacciato con serietà alla filosofia in età matura. Non so spiegare il motivo scatenante. Direi che l’esigenza di rifiutare le regole del mondo, ciò che nei miei lavori chiamo la «prima vita» o la notte, mi ha costretto a stringere un patto con l’altrove. Mi sono allontanato dall’odore fastidioso che si respira nelle stanze della consuetudine, iniziando a visitare il circostante con nuove tensioni. Così mi sono messo in cammino verso altri orizzonti, anche se spesso si resta seduti su una poltrona e il vero viaggio s’innesca negli spazi fecondi della tua mente e del tuo cuore. Da quel momento ho inseguito la trascendenza sia negli studi che nella vita.

Cos’è la trascendenza?

Qualche anno fa ti avrei dato risposte molto vaghe, elusive e un po’ tristi. Oggi ti dico con piacevole imbarazzo che la trascendenza è Lui. Si tratta di una trascendenza molto viva, perché il volto di Gesù non sta fermo: da un lato cerca rifugio nell’Essenza pura e misteriosa; dall’altro, non smette di intrufolarsi nelle tue inquietudini. Ti tocca con la mano del Padre e ti guarda direttamente con occhi lucidi. Ti attende con un sorriso inchiodato nell’«ora nona» e parla di sete, di un amore pazzesco e di rinascita. Quando si parla di Lui, tuttavia, non si può essere precisissimi o rigorosi. Guai a chi in proposito, specie se credente, esprime un’ultima parola e non si lascia toccare ogni giorno dal vento. Meglio allora rimanere fermi in un penultimo stadio. La vera fede, infatti, sa attendere il Vero.

Cosa significa oggi amare?

Significa imitare Lui e dunque, come dice Giovanni, abitare nel mondo senza essere del mondo. Significa praticare l’amore altro, la sua pace, la sua libertà, la sua eternità. Significa sconfiggere la storia del qui con gli strumenti della dolcezza, della pazienza e della giusta severità. Significa vivere la seconda vita. Come vedi non cambia molto rispetto a mille o duemila anni fa. L’approccio è vecchio, ma non invecchiato. L’unica differenza è che questo grido d’amore deve concentrarsi sul tempo. Oggi occorre abbracciare i nuovi migranti, le nuove prostitute, i nuovi lebbrosi, i precari, i disperati, i nuovi ragazzini. E poi chiedere scusa. Che sia però un autentico abbraccio! Non quello dei libri, delle parole, delle magliette, della protesta liberal, del manifesto inventato dai fighetti; ma l’abbraccio che si dona a un’amata ritrovata dopo tanto tempo. Un abbraccio fatto di respiri e di incantevole confusione.

Quando si parla di Filosofia, quanto meno fino ad una certa età, si tende a storcere il naso. É la classica materia liceale poco digerita dai discenti, specie se ad “insegnarla” c’è chi, mancando di entusiasmo, e diciamolo pure, a volte anche di vera e propria conoscenza, automaticamente riesce a trasmetterti poco o nulla. Quale potrebbe essere, secondo te, il metodo più consono per far sì che un adolescente possa accostarsi ad una disciplina considerata ostica?

Guardarlo con tutto te stesso e fargli capire che un mondo diverso è possibile. Sarà un mio difetto, ma non m’interessa il livello della conoscenza. Conta il sentire! Conta quella cosa inspiegabile che, se dimora nel tuo intrinseco, andrebbe sperimentata in un incontro custodito nell’eterno. Occorre spogliarsi di ogni sporcizia, di ogni sovrastruttura, di ogni ambizione e restare completamente nudi nello stupore dell’ascolto. Ogni epoca possiede i suoi «sapienti», i suoi matematici e ingegneri. Tra l’altro non mancano i chirurghi anche nel campo filosofico. Non manca cioè quella tremenda freddezza esibita, appunto, dai sapienti. Questa gente mi annoia! Preferisco mille volte chi sente. Perché la filosofia, in fondo, è una delle vie che conduce alla verità, alla bellezza e all’amore.   

Pur essendo poco efferata in materia, dopo aver letto i tuoi primi due libri, posso affermare che gli argomenti trattati e il linguaggio utilizzato non rendono per nulla difficoltosa né la lettura tanto meno la comprensione. Qual è il segreto per riuscire a rendere così scorrevole una tematica filosofica spesso destinata solo a pochi “eletti”?

Nessun segreto. Solo verità! Verità ovunque. Verità in ogni riga, in ogni accento, in ogni virgola. Verità come sentire. Perché il sentire è una risposta semplice, chiara e «inutile». Mi capita di leggere cose volutamente difficili. Ormai percepisco sin dalle prime sfogliate se vi è bugia sofista tra le mani. Spesso questa bugia trapela proprio dai «sapienti», i quali scrivono o parlano esattamente con la stessa morbosità narcisista che spingeva Tony Manero a indossare quella camicetta prima di sfogarsi nel ballo del sabato sera.

Nelle tue ultime fatiche ti sei occupato molto di neoidealismo e in particolare di Benedetto Croce. Cosa ti appassiona di questo filosofo?

La sua prosa stupenda mi ha spinto ad approfondirne le opere. Fin da subito ho scoperto la sua Estetica, ed è stato amore a prima vista; o meglio, ci siamo corteggiati per un po’, e alla fine è scoppiato l’amore. L’estetica raffigurata da Croce è un dono del cielo. Egli ci suggerisce di conquistare la nostra voce, di cercare il punto più basso del nostro io e dar forma al grido. La sua arte, che oscilla tra il buio delle impressioni e la luce del razionale, è fondamentale soprattutto oggi. Ormai non solo manca la forma o l’espressione, ma anche il grido, perché si rivela assente l’attimo che urla nelle nostre pareti e pretende una serena emancipazione. Manca il senso dell’infinito, la gioia dell’altrove. Nella sua filosofia sistematica trovo anche vari aspetti non brillanti o comunque meno positivi. Ma su questo preferisco rinviare ai miei volumi.

Da qualche mese è uscito il tuo terzo libro “L’Altro Croce. Un dialogo con i suoi interpreti” (Mimesis, 2018). Ce ne vuoi parlare? In cosa differisce da “Croce e l’ansia di un’altra città”, pubblicato sempre da Mimesis l’anno prima? Potrebbe essere considerato il sequel?

Sì e no. Sì, perché nel mio saggio introduttivo provo a chiarire alcuni aspetti sollevati nel libro precedente, e ciò grazie alle molteplici sollecitazioni che continuo peraltro a ricevere. No, in quanto quest’ultimo libro verte su un dialogo che ho avuto con una trentina di studiosi nazionali e stranieri sempre su Croce, ma più in generale sulla filosofia italiana e mondiale del secolo scorso. Con ogni probabilità si tratta della mia ultima opera dedicata a Croce, e mi è sembrato necessario ascoltare altre voci competenti per misurarsi e imparare. Devo dire che sta avendo buoni riscontri anche il mio terzo volume e naturalmente sono felice.

Filosofia e common people … come si può sdoganare il pensiero filosofico all’esterno delle aule accademiche e dei circoli dedicati, rendendolo fruibile a tutti?

É un po’ quel che ho cercato di dire prima: con la verità! La filosofia è patrimonio di tutti. Tutti possono essere artisti e filosofi. Occorre sapersi discostare da un determinato ritmo burocratico e meccanico o nozionistico che distrugge il questionare sul senso. Non vorrei essere frainteso. Bisogna leggere molto, studiare e apprendere, dato che non si può prescindere dal contributo offerto dai nostri padri. Ma non basta! Bisogna guardarsi attorno e non perdere il contatto con il linguaggio delle stelle.

Su cosa verterà il prossimo scritto?

Ho appena terminato una ricerca che mi ha impegnato per diversi anni.  Adesso torno a studiare, ad ascoltare i suoni dello Spirito, e quindi a «viaggiare»…

Ti ringraziamo per la disponibilità e per il tempo che ci hai dedicato.

A voi per la gentilezza e la passione!

Teresa Anania

Pubblicato da Teresa Anania

Eccomi..... Sono Teresa Anania, e ho una passione sfrenata per i libri. Un amore iniziato ad otto anni e cresciuto nel tempo. Amo scrivere e riversare, nero su bianco, emozioni, sentimenti e pensieri concreti e astratti. La musica è la colonna sonora della mia vita. Ogni libro lascia traccia dentro di noi e con le recensioni, oltre a fornire informazioni "tecniche", si tenta di proiettare su chi le leggerà, le sensazioni e le emozioni suscitate. Beh..... ci provo! Spero di riuscire a farvi innamorare non solo dei libri ma della cultura in senso lato.

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