“Il rettangolo azzurro”, di Remo Capone

Un’incursione nei ricordi della memoria.

È la prima volta che leggo qualcosa di questo giovane ed emergente scrittore e nonostante il suo esordio devo dire che ho trovato la descrizione della vita del protagonista autentica e piena di spunti di costume e di eventi di interesse storico.
In poche parole lo scrittore in questo romanzo ci racconta, con leggerezza e ironia, uno dei periodi cruciali della nostra storia, ovvero quel periodo che precede la seconda guerra mondiale e in particolare su come lo ha vissuto un bambino di un quartiere periferico di una grande città come Roma. Suggestiva è infatti la descrizione dei luoghi, di certi posti presenti nella città eterna che solo chi li ha visitati sa bene a cosa mi riferisco e che trasmettono al lettore una miriade di emozioni.

Nonostante l’argomento trattato, il romanzo risulta scorrevole, lineare e ben scritto anche se a tratti un po’ prolisso. La narrazione nonostante sia un po’ priva di dialoghi è coinvolgente grazie ad un’ambientazione suggestiva e intima fatta di piccole e preziose sensazioni che induce ciascuno di noi ad esplorare e a sindacare ciò che è contenuto nella nostra memoria. In poche parole un romanzo che attraverso il percorso che fa il protagonista nel proprio io è possibile fare un percorso parallelo nella propria memoria e quindi nella propria vita facendo delle scoperte incredibili. Quindi il “rettangolo azzurro”, non è altro che una finestra che aiuta il lettore ad entrare nell’ottica di questo libro e nei meandri della memoria.
Buona lettura

Grace Di Mauro

Autore:Remo Capone

Titolo:Il Rettangolo Azzurro

Editore: Elison Publishing

Anno: 2019

F.to: EPUB

Prezzo: €. 4,99

TRAMA:

Siamo di fronte a un viaggio nella memoria. L’adulto “ritorna“ al sé bambino nella Roma degli anni immediatamente precedenti l’ultimo conflitto mondiale (1938–1940), re-immergendosi nell’universo magico e incantato di questo suo alter ego nel tempo.
Il racconto nel seguire il bambino nei diversi  momenti del suo percorso iniziatico alla scoperta del mondo e dell’ “Altro”, mette  in  luce e descrive il processo di progressivo distacco, che in lui si opera, da quella indistinguibilità – quella vera e propria consustanzialità tra interno ed esterno – che aveva caratterizzato tutta la sua primissima infanzia nel “grande utero allargato“ della casa patriarcale, da lui percepita come un indistinto da sé.  Nel contempo  tutta la narrazione si sviluppa  sul  variegato sfondo di una “Roma sparita“, dipingendo come in  un affresco d’epoca una città fatta di quartieri come paesi, fitti di mille piccoli commerci ambulanti, di mille piccole e grandi botteghe; intessuti di una rete di rapporti umani semplici e, pur se a volte debordanti, sempre spontanei. E, per converso, di un Centro città elegante ed esclusivo, meta privilegiata degli inseguitori – e inseguitrici (tra cui la madre del bambino) – di sogni e di illusioni. Su tutto questo scenario incombe come una scura nube temporalesca, il prossimo apocalittico scatenarsi del Conflitto, che diverrà nell’ultimo capitolo il protagonista sempre più invadente e minaccioso della narrazione.

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