Il mondo incantato dei libri incontra Massimo Benenato

Il mondo incantato dei libri incontra Massimo Benenato

 Un giorno esci di casa per assistere ad un evento letterario e scopri, invece, che quell’evento non è solo letterario ma   “una poetica dell’incontro umano”.  Ti imbatti, parli, conosci una persona che, con la sua semplicità e umiltà riesce in poco tempo a fare la differenza! Ti accorgi che esistono ancora le “anime belle” e questo ti aiuta a sognare e a sperare in un mondo migliore. Noi del  Il mondo incantato dei libri abbiamo avuto la fortuna di incontrare un’anima speciale: Massimo Benenato.

La recensione del libro Sotto le stelle di Roma qui.

https://www.ilmondoincantatodeilibri.it/sotto-il-cielo-di-roma-di-massimo-benenato/

Ciao Massimo, ti ringrazio per aver accettato questo mio invito, spero che la nostra “chiacchierata”riesca a fare il suo ingresso dentro a quella sfera chiamata emozione. Innanzi tutto, desidererei che tu ci parlassi di un tuo prezioso ricordo di quando eri bambino; un pensiero soave al quale spesso ti abbandoni e nel quale vorresti continuare a naufragare dolcemente

Ho tanti bei ricordi e mi sento fortunato per questo. La mia infanzia è stata spensierata, colma di affetto. Ho vissuto in un’atmosfera quasi fiabesca, accanto ad una specie di super eroe che mi faceva sentire importante quanto un principe. Quando ripenso al passato, spesso torno alle mattine di certe domeniche in cui, con mia sorella, ci intrufolavamo nel letto dei nostri genitori per giocare e ridere come matti per ore: erano momenti di unione familiare che mi mancano molto. Purtroppo questa vita è in continua trasformazione, fatta di situazioni che, per quanto speciali, non torneranno più e, per poterli riassaporare ancora, vanno conservati stretti nel cuore.

Ho avuto l’immenso piacere di conoscerti di persona e di assistere alla tua prima presentazione nel territorio nazionale del tuo secondo libro “ Sotto le stelle di Roma”;  mi piacerebbe sapere quali sono i sogni di Massimo Benenato: uomo, figlio, marito, papà e scrittore.

Come figlio di artista, sono sempre stato attratto da ogni forma d’arte, dedicandomi prima alla musica, poi alla pittura e infine alla scrittura. Il mio sogno è sempre stato quello di poter condividere la mia interiorità attraverso una di queste forme di comunicazione e credo che con l’ultima si stia concretizzando il desiderio.

Come marito, padre e uomo, sogno una vita più vera ed equilibrata, basata sull’amore, il rispetto, la comprensione, dove si possa compiere la propria esperienza senza paure e ansie, con la consapevolezza che stiamo sperimentando solo una tappa del nostro percorso di anime e che la morte è un passaggio necessario per approdare ad uno stato di coscienza più ampio.

Il mio sogno come scrittore è proprio quello di riuscire a trasmettere questa visione, di ispirare chi legge le mie storie a considerare che si possa raggiungere un’esistenza più piena e appagante, semplicemente provando ad ampliare la propria percezione della realtà: è il modo che ho scelto per dare il mio sostegno a chi si è già prodigato o si sta prodigando perché questo salto evolutivo avvenga.   

Non nego, che durante la tua presentazione a Palermo, più volte mi sono commossa nel sentirti parlare del tuo papà, bravissimo e famosissimo Franco Franchi, della tua cara sorella e della tua famiglia. Nella società in cui viviamo, dove la parola rispetto è sempre in bilico tra realtà diverse, cosa vorresti dire ai giovani di oggi? Ovviamente non ci permetteremmo mai di dare lezioni di vita; ma quale contributo ti sentiresti di offrire a chi non riesce più a specchiarsi nei sani valori della nostra esistenza?

Ai giovani consiglio di seguire sempre l’istinto, di ascoltare i messaggi che arrivano da dentro e di respingere i tentativi di chi attenta alla loro personalità. Alle mie figlie sto insegnando a ragionare con la propria testa, ad avere rispetto verso le proprie idee e quelle degli altri, diffidando da chi non mostra i giusti valori etici. Non tutto quello che ci propinano è vero e bisogna avere una buona capacità di discernimento per non rimanere impigliati in pericolose reti. Stiamo vivendo l’era dell’immagine, un periodo in cui si sta dando troppa importanza all’apparenza piuttosto che alla sostanza.

So da fonti certe( le tue!!!) che non credi nelle coincidenze, ma tutto ha un senso in quanto delineato da componenti fondamentali chiamati  segni. Tu nella tua vita ne hai ricevuti tanti; ma ci vuoi raccontare in particolare di quello strano episodio che ha cambiato la tua vita? Mi riferisco alla poesia “ A mio figlio”.

Nel 1993, pochi mesi dopo che mio padre ci ha lasciato, sono rientrato a casa verso mezzanotte, reduce da una serata con gli amici. Ero da solo e nel momento in cui ho messo piede nella mia camera, ho sentito uno strano clic che mi ha sorpreso, visto che non avevo toccato nessun interruttore. Mentre ragionavo sulla sua provenienza, la televisione si è accesa da sola e papà è apparso in primo piano sullo schermo, lasciandomi letteralmente di stucco. Era una registrazione di “Mezzanotte e dintorni” dove stava declamando la poesia di Kipling “Se” dedicata al figlio. Riprendendomi dal comprensibile shock, ho avuto la netta sensazione che lui si trovasse nella stanza e che avesse voluto donarmi un inequivocabile segnale della sua presenza. Nei mesi successivi i contatti non si sono fermati, facendomi vivere esperienze molto particolari e intense che vorrei condividere con voi nella biografia che sto scrivendo per raccontare il Franco Franchi uomo.    

La cosa importante è che da quella notte è nato in me un bisogno urgente di risposte, la smania di trovare delle spiegazioni possibili su quanto mi stava accadendo, un lavoro sia esteriore che interiore, che mi ha permesso di comprendere che non siamo soli, che i nostri cari continuano a vivere in un’altra forma e che sono pronti ad aiutarci, basta che ci predisponiamo senza paura a ricevere i loro messaggi.  

Parliamo un po’ del tuo meraviglioso libro; un mix di romanticismo, ironia, filosofia orientale, dove tematiche importanti vengono affrontate con un sorriso e una battuta. Secondo me, questo tuo stile divertente, elastico, ma mai banale, elegante ma sempre accessibile, ha rappresentato la giusta chiave di lettura che ha conquistato il lettore. Tu cosa ci dici in merito?

 Ho iniziato a scrivere “Sotto le stelle di Roma”, perché volevo condividere con gli altri le mie impressioni sul senso della vita, in maniera semplice e divertente. L’ho ideato come una commedia sentimentale e spero di riuscire a farne una trasposizione teatrale o cinematografica. Alcuni dei concetti che esprimo, sono il frutto di anni di studio sulle filosofie orientali, sulle religioni, sul paranormale e, soprattutto, sulla pratica costante della meditazione. Tutti questi argomenti sono estremamente interessanti e meritano attenzione da parte della gente, perché puntano a darti una visione più ampia dell’esistenza, aiutandoci ad affrontarla in maniera più equilibrata. D’altra parte, se ti trovi davanti a un enigma, è meglio avere più elementi possibili a disposizione se si vuole provare a risolverlo. Nel calderone della storia, ho voluto inserire questi sapori meno conosciuti e speziati, stando attento a non farli risultare eccessivi, mescolandoli agli altri ingredienti in piccole dosi: sembrerebbe che l’operazione sia riuscita con successo e il risultato molto apprezzato dai lettori.

Mi piace molto il protagonista del tuo romanzo; mi affascina perché rappresenta la purezza in tutte le sue forme. Se potessi parlare con lui, con Eugenio, cosa gli racconteresti della tua vita?

Ad Eugenio e Ajna non ho molto da raccontare perché, sotto tanti aspetti, mi rispecchiano moltissimo. Diciamo che ho trasmesso a entrambi la mia personalità passata e presente, così come si è evoluta nel tempo. Ovviamente in alcune cose ho enfatizzato le loro caratteristiche rendendoli più interessanti per il romanzo ma, in linea di massima, posso affermare che mi rappresentano perfettamente. Voglio rivelarti una chicca che ancora non ho detto a nessuno: il nome Eugenio deriva dal termine greco eu genes che significa bene nato! Una bella coincidenza, no?

Sono rimasta incantata dalla figura enigmatica di Ajna, altro personaggio del tuo “ Sotto le stelle di Roma”; per le conoscenze che hai dimostrato di aver acquisito sulla filosofia orientale, quanto tempo hai studiato? Ti sei anche spostato fisicamente per apprezzare di più la meditazione e il concetto di una vita più ampia?

Ajna è il personaggio che incarna tutto quello di cui abbiamo parlato fino ad adesso. Lei mi ha dato la possibilità di parlare di argomenti che altrimenti avrei avuto difficoltà a condividere, come l’aura e i chakra. Come ho già accennato prima, dopo aver avuto alcune esperienze particolari con papà, sono diventato un cercatore di verità, un esploratore della parte di realtà che normalmente facciamo fatica a percepire. Il fatto che alcune cose siano invisibili, non significa che non esistano. Il punto è che spesso ci dimentichiamo che siamo anime e ci affidiamo ai soli sensi fisici, trascurando o sopprimendo tutte le altre facoltà più sottili che possediamo. La meditazione è una pratica che ti porta nel tempo a attivare queste facoltà, ad affinare la ricettività, a risvegliare l’energia divina e scoprire una realtà più vasta. La cosa divertente è che non è esclusiva di pochi eletti, ma un mezzo gratuito a disposizione di tutti, basta trovarsi un angolo appartato lontano da distrazioni, chiudere gli occhi e mettersi in ascolto, ponendo attenzione allo schermo nero davanti a noi. Non ha importanza se non ci mettiamo nella posizione del loto, basta stare seduti con la schiena dritta o supini sul letto. Le prime volte si rischia di addormentarsi e non accade nulla di particolare ma se si insiste con costanza, sperimenteremo una dimensione nuova e i benefici che ne deriveranno saranno grandi.

Tuo padre amava l’astronomia e le stelle, ed amava anche la poesia! Tu hai parlato, durante un tuo discorso, di “due vite “ con il tuo adorato papà; ci vuoi ricordare questo concetto?

Nella presentazione di Palermo ho parlato di due vite diverse perché è quello che si è verificato realmente. Fino hai ventisette anni, ho avuto la fortuna di vivere accanto ad una persona estremamente creativa, che rendeva le giornate spensierate e allegre. Suonava vari strumenti, cantava, dipingeva, scrutava le stelle con un binocolo enorme, scriveva poesie, canzoni e scenette comiche. Parlavamo per ore di tutto e spesso eravamo contornati da amici e parenti, vivendo in un’atmosfera di festa. Tutto sembrava possibile e il futuro appariva dorato e perfetto.

Dal nove dicembre 1992, il panorama è cambiato totalmente, e la normalità è piombata dentro casa. Improvvisamente mi sono ritrovato da solo, senza la persona a cui mi ero sempre appoggiato, dandomi ispirazione e sicurezza. All’inizio ho fatto un po’ di fatica ma poi ho trovato la strada giusta da percorrere per crearmi una nuova identità. In un certo senso, la sua scomparsa mi ha dato la spinta a crescere, la possibilità di uscire dal bozzolo per iniziare a volare con le mie ali.

Ma … Massimo Benenato, cosa vorrebbe dire ora, in questo minuto, alla stella più bella della sua vita, Franco Franchi?

Ti amo papà.

Prima di concludere questa intervista, mi piacerebbe sapere la tua opinione sui social in genere ( poiché so … sempre da fonti certe … le tue … che tu ami parlare con le persone guardandole negli occhi e ascoltando il suono della loro voce).

I social sono un ottimo mezzo di comunicazione, istantaneo e sempre a portata di mano. Per molte persone che vivono sole sono di grande aiuto, perché danno la possibilità di rimanere a contatto con gli altri. Potrei paragonarli ad una grande piazza dove incontrarsi con i vecchi amici e conoscerne di nuovi. Però bisogna avere la capacità di gestirli con intelligenza, senza lasciarsi condizionare eccessivamente, fino a farli diventare una ragione di vita. Stringere una mano, fare una carezza ad un bambino, abbracciare un amico, guardarsi negli occhi mentre parli, mangiare insieme tra risate e motteggi, baciarsi in un angolo appartato… rimangono il modo migliore per relazionarsi e la fredda realtà virtuale non potrà mai sostituirli.

Un’ultima cosa … Nicola Macaione della libreria Spazio Cultura, tua casa editrice, ha subito creduto in te, al di là del tuo cognome e della tua vita; quali emozioni hai provato nel sapere che la strada che hai deciso di intraprendere è stata consolidata da editori che non fanno sconti a nessuno?

Sono arrivato a Nicola Macaione attraverso una di quelle serie di “coincidenze” che sanno di già prestabilito. Un estimatore di papà, lo scrittore giornalista Antonio Fiasconaro, poi diventato mio grande amico, mi ha invitato alla presentazione del suo libro “I misteri di Ninfa” a Roma. Essendo la libreria dall’altra parte della città rispetto a casa mia e avendo altri impegni familiari, pensavo di doverci rinunciare. Invece, quel pomeriggio, tutto si è magicamente incastrato per permettermi di andarci e di conoscerlo. Anzi, arrivando in anticipo sull’orario prestabilito, ci siamo andati a prendere un caffè e abbiamo parlato un po’ del mio romanzo. Antonio, persona di grande generosità, si è offerto di aiutarmi, promettendomi di proporlo a qualche editore serio. Con mia sorpresa, due giorni dopo mi ha messo in contatto con Nicola, che mi ha dato la sua disponibilità a valutare il manoscritto, avvertendomi da subito che non avrei avuto sconti per il nome che rappresentavo e che avrei dovuto passare una lunga trafila prima di avere una risposta. Un paio di mesi dopo, sono sceso a Palermo per le vacanze con la famiglia e Nicola mi ha chiesto di passare a trovarlo. Pensavo volesse mettermi al corrente di come avevano reagito i lettori a cui era stato sottoposto il romanzo, invece, con mio malcelato stupore, mi ha comunicato l’intenzione di pubblicarlo: è stato un momento veramente emozionante, una gioia inaspettata che non dimenticherò mai.

Io ti saluto, ti ringrazio infinitamente e spero che tutti i tuoi sogni possano avverarsi.

Alessandra Di Girolamo

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