Il mondo incantato dei libri incontra Gianluca Santise

Il mondo incantato dei libri ha incontrato per voi Gianluca Santise . Ci ha parlato del suo libro ” Cento Battiti” edito Augh edizioni. Abbattiamo lo stereotipo che medicina e razionalità convergono sempre … qui grazie al medico Gianluca Santise l’anima ha preso il volo!

Nel link sottostante la nostra recensione del libro

https://www.ilmondoincantatodeilibri.it/cento-battiti-di-gianluca-santise/

Ciao Gianluca, ho avuto il piacere di conoscerti personalmente a Palermo qualche settimana fa, in occasione della presentazione del tuo libro “ Cento Battiti”presso l’Enoteca Letteraria Prospero.

Iniziamo l’intervista proprio dal titolo del tuo romanzo; ci vuoi spiegare cosa significa in medicina e, precisamente in cardiochirurgia, nell’ambito dei trapianti “ Cento Battiti?”

Il titolo “Cento Battiti” come hai ben detto è un riferimento ad una particolare caratteristica del cuore trapiantato. Per eseguire un trapianto di cuore, bisogna prelevarlo da un donatore e poi impiantarlo in un ricevente, ora, durante il prelievo, il cuore viene staccato dalle sue normali connessioni, come le vene cave, l’aorta eccetera, ma anche dalle piccole connessioni nervose che fanno si che il cuore reagisca come noi ben sappiamo, alle emozioni, alla paure, alla rabbia, accelerando  e rallentando immediatamente. Quando si va ad impiantare il cuore, si suturano soltanto le parti vascolari, quindi l’organo resta denervato, in un certo senso isolato dal resto del corpo, non subisce più l’influenza del cervello e del sistema nervosO. Per questo motivo il cuore del trapiantato batte ad una frequenza più o meno fissa di novanta – cento battiti al minuto. Da questa peculiarità è venuta l’idea del titolo: “Cento Battiti” che, nonostante evochi diverse cose, deve anche rendere l’idea di un cuore che come uno spettatore solitario entra nel corpo del ricevente e fa il suo lavoro senza essere troppo coinvolto da ciò che gli accade intorno, tanto da poterlo anche raccontare.  

Come e quando nasce l’idea di realizzare questo libro?

L’idea è nata verso la fine del mio periodo di lavoro a Palermo, dopo anni di profonda immersione nel mondo dei trapianti, probabilmente nel tempo, tutte le emozioni, i dolori, le gioie che caratterizzano la vita delle persone e delle famiglie che subiscono un trapianto, sono maturate in me ed hanno creato i presupposti per riuscire ad esprimerle in un libro. Io fin da piccolo ho espresso le mie emozioni in vari modi, in canzoni, poesie, racconti, commedie, avevo anche già scritto un romanzo una decina di anni fa, che non ho mai pubblicato, quindi questo libro è la naturale evoluzione della mia maturità. Prima di questo romanzo non avevo mai scritto del mio lavoro, e devo dire che nonostante il lungo background che c’è dietro, la vera scintilla,  il momento esatto in cui ho deciso di scrivere questo romanzo è molto preciso, e quasi comico. Mi trovavo in crociera con mia moglie incinta di sei mesi e la nostra prima figlia che aveva un anno, in una nave fatiscente che somigliava più ad un traghetto dello stretto di Messina che a una nave da crociera. Le notti erano molto difficili, perché l’aria condizionata della cabina ricordava il riscaldamento delle vecchie auto di una volta, perciò non si riusciva a respirare, la bambina aveva sete continuamente e doveva bere ogni mezz’ora, e noi avevamo serie difficoltà ad addormentarci. In una di queste notti, sveglio, guardo mia moglie e le chiedo “E se scrivessi un romanzo, che parla di un trapianto? E se facessi raccontare la storia direttamente dal cuor? . E così è iniziata questa storia, appuntandomi le idee su un tablet nel cuore della notte, quando gli occhi riuscivano a rimanere aperti.

I protagonisti sono due persone completamente diverse; da un lato Joey che rappresenta la trasgressione, dall’altro Basilio che invece riflette l’anima della persona tranquilla e ponderata. Queste due figure sono reali? Hai avuto modo di conoscerle o sono frutto della fantasia dell’autore?

Si e no: no, perchè non sono persone che ho conosciuto realmente, ma sono l’emblema di due figure, quella giovane, spregiudicata, brillante, ma con un grosso vuoto dentro ed una più matura, equilibrata che ha trovato la felicità nelle cose semplici. Si, perché forse, sono entrambi aspetti della mia personalità, che si sono avvicendati nel tempo, e forse di molti di noi che costantemente combattono o hanno combattuto con la loro parte buona e cattiva.

Gianluca tu credi nei segni? Se la risposta è affermativa ci vuoi raccontare un episodio che ricordi con estremo interesse?

Segni della presenza di Dio? Non posso non crederci, anche perché me ne sono capitati tanti sia nella mia vita lavorativa, sia in quella di tutti i giorni. I segni ci sono, sta a noi riconoscerli ed ascoltarli. Gli episodi che mi accadono non sono particolarmente eclatanti, ma sono in genere dei richiami dall’alto, praticamente succede che appena mi lascio andare ad un commento scorretto, magari spinto da un pregiudizio o dalla rabbia, immediatamente dopo  mi trovo di fronte ad un evento che mi sconfessa completamente.  Non mi si lascia quasi il tempo di finire la frase, che arriva il richiamo per tornare sulla retta via, è sorprendente, ed io non posso fare alto che alzare gli occhi e dire “Ok, ho capito!”

Il tuo romanzo è narrato da un personaggio del tutto nuovo, un personaggio che colpisce il lettore fin dalle prime righe, un personaggio che si chiama: Cuore! Come mai questa scelta? ( io personalmente l’ ho apprezzata molto). 

Beh, volevo dare un’interpretazione nuova, sfruttando il mio privilegio di aver realmente, visto,  toccato, protetto, e trapiantato molti cuori. Sia la visione del paziente , sia quella del medico mi sembravano un po’ scontate, e poco poetiche, non mi avrebbero lasciato troppa libertà di movimento. Invece, dare voce al cuore avrebbe potuto permettermi di muovermi a tutto campo, perché il cuore può fare riflessioni sul donatore, sul ricevente, commenti sui medici, sulla famiglia, insomma è il centro di tutti gli eventi. In più, il mio background chirurgico mi ha permesso di esprimere con correttezza scientifica gli eventi strettamente medici, come il rigetto, la biopsia ed anche il momento chirurgico, ma stemperandoli in una storia che va molto oltre la medicina.

Ho trovato bellissimo il modo in cui ci racconti del “mondo floreale” e mi riferisco alle “ rose”.  Descrizioni minuziose di ogni tipo e genere. Ti sei documentato per poter affrontare in maniera così  distinta l’argomento? 

Certamente, l’amore per le rose è nato in Inghilterra, che è davvero la terra in cui queste meraviglie crescono al meglio, ma la conoscenza, e lo studio, sono venute dopo. Mentre raccontavo delle rose, mi accorgevo che dovevo saperne di più, ed allora, semplicemente ho studiato, e più studiavo più me ne innamoravo, e più ero costretto a ad andare a fondo. Il mondo delle rose è affascinante, perché nei secoli sono state prodotte tantissime varietà, molte brevettate e con nomi evocativi. Adesso, non ti nego, che nella mia casa al mare ho un angolo di giardino che ricorda quello di Bill. 

Il libro sembra dividersi in tre sezioni: la prima fatta di emozioni, dove ci si rende conto del miracolo, la seconda una parte descrittiva della città di Palermo con i suoi costumi, sapori e tradizioni, e l’ultima con una svolta della vicenda che il lettore non si aspetta di apprendere. Fra le tre quale, a tuo avviso, è quella che ti ha conquistato di più e perché?

Ti dirò, questa è una domanda difficile, perché in ognuna delle tre sezioni ci sono punti che mi piacciono molto, ma sorprendentemente, quando ho riletto il libro finito, pronto per la correzione delle bozze, l’emozione mi ha colto impreparato leggendo la terza sezione. Gli eventi, il passato che si fonde nel presente, la forza di Emma creano un’alchimia molto forte che mi ha colpito al cuore, nonostante conoscessi la storia piuttosto bene.

La figura centrale del romanzo è Emma, la moglie di Basilio ( per tutti Bill); questa figura così forte, sorprendente, determinata … per descrivere questo meraviglioso personaggio ti sei ispirato a qualcuno? Ce ne vuoi parlare?

Certo, Emma è la donna che ogni uomo dovrebbe avere, forte, innamorata, caparbia, è il vero personaggio positivo del romanzo, quello che riesce a risolvere le controversie, che è  sempre lì, pronta ad intervenire per riportare la barca sulla rotta giusta. Non posso negare che mi sia ispirato a Chiara, mia moglie, certo non in tutto, ma sicuramente a quello che ha rappresentato per me, lei è stato un supporto fondamentale, il fulcro su cui abbiamo costruito la nostra famiglia. Il mio carattere ed il mio lavoro non sono certo facili da gestire, lei invece è riuscita ad entrare nella mia vita, ed ha messo ordine, letteralmente, soprattutto in casa. Inoltre con un lungo lavoro, è riuscita a farmi diventare una persona migliore, soprattutto molto più sorridente, con la sua positività, e soprattutto la sua perseveranza riesce a raggiungere qualunque obiettivo si sia prefissata.

Un altro argomento che tratti con estrema eleganza è la “ Famiglia”. Fratelli così uniti, nipoti, cognate, genitori, tutto dentro una cornice armoniosa che trasmette un senso di sicurezza e conforto. Se mi posso permettere, cosa pensi tu della famiglia palermitana e della famiglia in genere?

Beh, la famiglia è il centro della nostra società. E’ dove inizia il senso civico, dove nascono gli ideali, dove si formano i caratteri delle persone, dove i bambini capiscono cosa è il rispetto, l’amore, le regole, l’impegno , il valore del denaro. Una famiglia sana è una grande difesa, come una vaccinazione, dai  tanti pericoli che ci sono nelle città, ed è una difesa anche per gli adulti, non solo per i bambini. La famiglia tradizionale, quella palermitana che ho decritto nel romanzo è in un momento molto difficile, perché intorno a noi, movimenti diversi che sbandierano un concetto di libertà che è molto vicino all’egoismo, alla temporaneità, ed alla frivolezza, hanno minato alla base la struttura della famiglia, considerando normale, anzi quasi giusto, avere due o tre matrimoni, dividersi i figli, avere due padri, due madri e nonne che non si interessano ai nipoti. I ruoli del padre, della madre e dei nonni sono imprescindibili, ognuna di queste figure contribuisce all’economia familiare non solo col denaro, ma soprattutto con le proprie esperienze, e le attitudini, che con la maturità cambiano. Il padre e la madre educano e correggono in modo diverso, perché esprimono l’amore diversamente, i nonni viziano e coccolano, è normale ed è anche giusto. La presenza di tutte le figure permette uno sviluppo armonico degli individui e quindi della società. Non dico che sia facile, perché ci vuole impegno, perseveranza, tanto amore e dedizione, bisogna annullarsi per l’altro e per i figli, bisogna avere pazienza e temperanza. Il mondo corre verso un’altra direzione? Non siamo costretti a seguire la massa.

Nei tuoi progetti futuri, hai intenzione di scrivere altri libri sempre inerenti al tema della medicina? Oppure ci sorprenderai con qualcosa di diverso?

Sto già scrivendo qualcos’altro, ma non tratterò di medicina, ma della ricerca della memoria. In realtà un po’ di medicina c’è, ma solo come contorno della storia.  

Prima di chiudere l’intervista, desideravo sapere qual è il tuo rapporto con i social? Pensi siano un buon veicolo per farsi conoscere nel mondo della scrittura?

Prima di pubblicare questo libro io non ero presente su facebook ed instagram perché non amo molto i rapporti virtuali, mi piace parlare guardando in faccia le persone, e farmi conoscere da chi vuole darmi attenzione. Però è innegabile che i nuovi media sono potenti, si riesce a raggiungere tanta gente in breve tempo, meglio dei giornali e della televisione, ne è testimone la nascita di figure come gli influencer, che altrimenti non avrebbero ragion d’essere. Per questo motivo ho deciso iniziare ad utilizzare i social e devo ammettere che effettivamente permettono di fare arrivare il messaggio dove altrimenti con i mezzi tradizionali non si riuscirebbe facilmente.  Poi, c’è bisogno di un prodotto di qualità, insomma il libro deve meritare, si deve fare leggere e soprattutto deve essere ben scritto, altrimenti il social lascia il tempo che trova.

Ti ringrazio di tutto e ci vediamo presto prestissimo a Palermo con il Blog “ Il Mondo Incantato dei Libri”.

Grazie, è stato un vero piacere conoscerti e rispondere alle tue domande.

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