Il fuoco di Promoteo. Blog Tour Secretum – Il codice L di PierLuigi Tombetti.

Blog Tour Secretum - Il codice L di PierLuigi Tombetti.

Il fuoco di Promoteo. Blog Tour Secretum – Il codice L di PierLuigi Tombetti.

Da quando l’uomo ne è stato capace, si è sempre posto domande relative alla propria esistenza, quella misteriosa energia in grado di generare la vita. Ma che cos’è la vita? Quale, quando e come è cominciata? Esiste un confine tra la vita e la morte? E noi chi siamo? Da dove veniamo e dove andiamo? Quesiti estremamente complessi, enigmatici e articolati, ai quali però l’uomo ha sempre cercato e provato a trovare una soluzione, differente in base al periodo storico, alle correnti culturali e alle nuove scoperte scientifiche. Scrittori, poeti, matematici, pittori, filosofi e artisti di ogni genere e di vario calibro hanno provato a dare e a darsi una risposta, mantenendo eternamente in vita l’arcano e rimandando ai posteri la possibilità di una eventuale soluzione più attendibile.

Un mito antichissimo è quello di Prometeo, dal greco antico “colui che riflette prima”, la cui azione è posta ai primordi dell’umanità e in antitesi a Zeus. Era un Titano, definito anche “preveggente” e “astuto”, e ricevette in dono dalla dea Atena e dagli altri dei, un numero limitato di buone qualità da donare agli umani. A questo compito adempì suo fratello, Epimeteo, assegnando le doti con leggerezza e a caso. Per ovviare a questo problema, Prometeo rubò uno scrigno alla dea della Saggezza, che conteneva intelligenza e memoria. Ma Zeus, ritenendo che quei doni fossero troppo pericolosi, decise di distruggerli. Era quello il periodo in cui tra gli umani e gli Dei i rapporti erano distesi e spesso condividevano momenti di convivialitá. Proprio in una di queste occasioni fu portato un toro enorme da dividere tra Zeus e gli umani e l’incarico della spartizione fu affidata a Prometeo che, amando troppo gli umani, decise di assegnare loro le parti migliori ingannando Zeus. Quest’ultimo, profondamente incollerito, tolse il fuoco agli umani costringendoli a una vita buia e priva di calore. Prometeo allora ebbe pietà dei suoi protetti e, pur di soccorrerli, aiutato da Atena, riuscì ad accendere una torcia dal carro di Elio per donarla alla razza umana. L’ira di Zeus raggiunse l’apoteosi: fece incatenare Prometeo, nudo, con una colonna conficcata nel corpo, esposto alle intemperie, con un’aquila che gli dilaniava il fegato di giorno che poi ricresceva di notte,sottoponendolo così a sofferenze atroci. Prometeo resta il simbolo della ribellione e di sfida alle autorità e alle imposizioni.

“Il tuo delitto divino fu l’essere gentile,
Di rendere con i tuoi precetti la somma
Dell’umana infelicità minore.”


Così George Gordon Byron, uomo di spicco nella cultura del Regno Unito, definisce il titano nel suo “Prometeo” (1816).
Byron dava spazio al suo eccesso di amore, di odio, di ribellione, di rimpianto per la gloria storica del passato e di bisogno di giustizia. Fu molto influenzato dalla conoscenza di Percy Bysshe Shelley che a sua volta subì il condizionamento di Byron. Anche Shelley scrisse un capolavoro visionario intitolato “Prometeo liberato” e la prefazione a “Frankenstein” o il “Prometeo moderno”, romanzo gotico realizzato dalla moglie di Percy, Mary Shelley, tra il 1816 e il 1817.
Ma cosa voleva rappresentare questa nuova creatura e come era nata l’idea del romanzo? Pare che, proprio grazie all’incontro con Byron, a Ginevra, durante l’estate piovosa del 1816 e in seguito alle letture di storie tedesche di fantasmi, gli amici decisero a loro volta di scrivere qualcosa di spettrale. Ma fu solo a causa di un incubo che l’immaginazione di Mary ricreò quel terrore che lei stessa aveva provato: lo scienziato che aveva dato la scintilla della vita alla sua mostruosa creatura, spaventato dalla sua stessa opera, scappa sperando che l’essere sarebbe morto e invece, resta in vita, terrorizzato dalla sua solitudine e con il desiderio di avere delle spiegazioni, simili a quelle di Adamo del “Paradiso Perduto” di John Milton che compaiono all’inizio del testo:


“Ti chiesi io, Creatore, dall’argilla di crearmi uomo, ti chiesi io dall’oscurità di promuovermi?”


Quindi, anche “Frankenstein ” resta uno dei miti della letteratura, perché affonda le sue radici nelle paure umane, di quelle sensazioni, cioè, di sgomento e ritrosia verso tutto ciò che non si conosce e che in certi casi, difficilmente si può apprendere.

E le ricerche scientifiche moderne cosa suggeriscono?
Circa cinquanta anni fa, lo scienziato Leonard Hayflick, scoprì che le cellule umane riescono a dividersi per un numero limitato di volte (approssimativamente 50). Questo fenomeno, oggi conosciuto come il “limite di Hayflick”, segnò in modo rivoluzionario la biologia cellulare. Secondo queste osservazioni sperimentali, Hayflick dimostrò che le cellule hanno una specie di conta passi interno capace di memorizzare il numero di divisioni cellulari effettuate fino a quel momento che lo scienziato chiamò “replicometro”. Nel 1998 si è arrivati a scoprire che i contatori molecolari dell’invecchiamento cellulare sono i telomeri,
cioè le parti finali dei cromosomi, gli elementi che contengono l’acido nucleico e sono deputati alla trasmissione dell’informazione genetica. A ogni suddivisione cellulare una parte di materiale che compone il telomero non viene copiato, così la lunghezza dei telomeri a poco a poco diminuisce, diventando sempre più piccoli, finché la cellula perde la capacità di dividersi e muore. Al concepimento ogni telomero è lungo 15.000 unità, o basi, alla nascita è già ridotto a 10.000 e quando arriva a 5.000 la cellula muore. Il processo di morte comincia al concepimento. È questo processo a causare l’invecchiamento. La telomerasi mantiene in buone condizioni i telomeri che così possono svolgere efficacemente il loro lavoro. La telomerasi sembra inibire l’invecchiamento. Però conta moltissimo il nostro stile di vita: allenamento regolare e dieta salutare aumentano notevolmente la capacità della telomerasi e ci mantiene in buona salute allungando il più possibile i telomeri.”

E se invece, ancora, provassimo a pensare di rimettere la questione nelle mani di un grande Architetto? Anche questa eventualità, potrebbe trovare un riscontro positivo se si tiene conto della “costante di Fidia”, strettamente connessa alla “Successione di Fibonacci”, risalente molto probabilmente ai Babilonesi o all’antico Egitto. Chiamata anche proporzione divina, si tratta di un numero irrazionale ottenuto effettuando il rapporto fra due lunghezze disuguali delle quali la maggiore a è medio proporzionale tra la minore b e la somma delle due (a+b). Indica la bellezza e l’armonia in tutto ciò che ci circonda e la si può riscontrare ad esempio in medicina, in botanica, in letteratura, in musica, nell’arte, nell’architettura, nella pittura (un esempio è Leonardo da Vinci, che ha inoltrato la sezione aurea all’interno di alcuni suoi capolavori più famosi tra cui “L’uomo di Vitruvio”, “San Gerolamo”, “La Vergine delle Rocce”, l’ “Annunciazione” e la celebre “Monna Lisa”). Dunque, una costante matematica determina l’equilibrio della natura e la bellezza dell’universo chiamata da molti “La firma di Dio”.

In ogni caso noi, a oggi, abbiamo una unica, vera e inconfutabile certezza: la vita è, sempre, generata da un atto di amore. Siamo i protagonisti assoluti di un miracolo che si rinnova quotidianamente e, a prescindere da tutte le domande alle quali probabilmente non daremo mai risposta, abbiamo il dovere di essere grati per questo immenso, irripetibile dono.

Fabiana Manna

Pubblicato da Fabiana Manna

Salve! Sono Fabiana Manna e adoro i libri, l’arte, la musica e i viaggi. Amo la lettura in ogni sua forma, anche se prediligo i thriller, i gialli e i romanzi a sfondo psicologico. Sono assolutamente entusiasta dell’idea della condivisione delle emozioni, delle impressioni e delle percezioni che scaturiscono dalla lettura e dalla cultura. Spero di essere una buona compagna di viaggio!

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