“Il Diario della Sacerdotessa di Ashtart”, di Francesco Pilieci

“Il diario della Sacerdotessa di Ashtart”

La bontà di un’opera, confesso di essere un divoratore di libri, la deduco dal fatto che quando mi avvince, mi attanaglia, mi sento spinto a scorrere le pagine una dopo l’altra spronato dal desiderio e dalla curiosità di conoscere come vanno a finire i fatti che narra e che egli, Francesco, snocciola con uno stile di romanzare fluido, scorrevole, insomma piacevolissimo. Ad esempio: uno dei suoi primi lavori “Oltre il suono delle rime sparse”, l’ho letto quasi tutto d’un fiato! Il suo periodare non ti provoca fatica perché gli eventi trattati che sono per lo più leggendari, onirici, magici, mitici appassionano e non causano stanchezza in chi legge. Egli, però, non è un sognatore e lo dimostra quando, senza violentare la narrazione di sogni e di fatti irreali, colloca problemi scottanti del nostro tempo, della nostra società analizzandoli con attenzione ed esternando giudizi di grande rilievo e assennatezza. (dalla Prefazione di Vittorio Ciliberto)

Introduzione

“Io sono Lilith, la leonessa ammaliatrice. Mano di ogni  serva, finestra di ogni vergine. Angelo della caduta e coscienza del sonno leggero. Figlia di Dalila, di Maria Maddalena e delle sette fate. Nessun antidoto per la mia  dannazione. Dalla mia lussuria s’innalzano le montagne  e si aprono i fiumi. Torno per trafiggere con i miei flutti  il velo del pudore e per asciugare le piaghe dell’assenza  col profumo della dissolutezza.”(Joumana Haddad)

Recensione

La primissima cosa che passa per la testa appena ci si approccia alla lettura di questo libro, se totalmente neofiti dell’argomento, è “chi era Ashtart?  E perché si parla di Sacerdotessa di Ashtart?”   Ashtart altro non è che una translitterazione del nome Astarte, Dea venerata dai Semiti, nonché Grande Madre Fenicia connessa alla Dea Ishtar e legata alla fecondità, alla fertilità della terra e alla guerra.
Sulla copertina del libro è raffigurata una statuetta in terracotta nota come Rilievo di Burney, ovvero un rilievo, probabilmente presente originariamente su una tomba, risalente al XVIII secolo di fattura paleo babilonese, che porta il nome del suo scopritore, e rappresenta la “Regina della notte”. Quest’ultima spesso associata alla divinità babilonese “Lilith”, identificata come demone notturno in grado di causare problemi di natura sessuale ai bambini, maschi, oltre che essere nota per incarnare aspetti negativi della femminilità, come la lussuria, la depravazione, la stregoneria, le pratiche magiche. E’ stata accostata da alcuni studiosi alla Dea sumera “Ishtar”, Dea dell’Amore , e al mito del suo viaggio nell’Ade.
Ma cosa ha a che fare, in questo caso, il sacerdozio con gli Dei?  Era usanza tra la civiltà babilonese, ma non solo, un rituale sessuale noto come “prostituzione sacra” che si svolgeva all’interno dei luoghi di culto e dove il sacerdote nel tentativo di assorbire quanta più energia vitale possibile, si univa carnalmente alla sacerdotessa celebrando, grazie a questa unione, un rito che onorava la Dea Ishtar per invocare la fertilità delle donne appartenenti alla comunità. L’argomento riguardante la prostituzione sacra è molto più ampio e merita un approfondimento a parte.
Unendo storia, mito, leggenda, culti religiosi e pagani, Francesco Pilieci dà vita a un romanzo che, pur se liberamente partorito dalla sua fantasia, tratta tematiche alquanto singolari e per nulla lontani da talune verità e realtà quotidiane. Si parla di sortilegi, riti divinatori, di sciamani, fenomeni onirici ed esperienze extrasensoriali, di terrorismo jidahista e fondamentalismo islamico; di Dei e religioni orientali, archeologia e ritrovamenti, ma anche di omosessualità, droga e abusi di ogni genere, di separazioni, abbandoni, adulterio, ninfomania e del passato che ritorna. Tutto questo, e molto altro, fa da cornice alla breve ma intensa storia d’amore tra Laura e Giulio. Laura è un diplomatico italiano di un’ambasciata mediorientale, conosce Giulio in occasione di un convegno sulla problematica tra gli Stati di Israele e Palestina. Laura, a seguito del ritrovamento di un papiro contenente il diario di una sacerdotessa di Ashtart, rimane vittima di un sortilegio … O no? Che succederà a Laura? E Giulio, come scoprirà tante verità? Chi tornerà dal passato per chiudere un ciclo della vita di Giulio?

Conclusioni

Un romanzo ricco di pathos ed emozioni anche forti, ben costruito, dal linguaggio colto ma mai ostentato tanto meno volgare.  La narrazione è fluida, scorrevole, piacevolmente corretta, totalmente priva di refusi ortografici e/o sintattici e storicamente ricercata. Forse un po’ troppo veloce in alcuni punti, che avrebbero avuto bisogno di maggiori dettagli, ma che nulla toglie alla validità della scrittura.  Un buon testo narrativo dal quale trarre svariati spunti per approfondire la conoscenza di determinati contesti storico-culturali e non solo …  Si presterebbe a mio avviso a una bella trasposizione televisiva.  Un libro di cui consiglio sicuramente la lettura.
 
Teresa Anania  

Voto

5/5

Pubblicato da Teresa Anania

Eccomi..... Sono Teresa Anania, e ho una passione sfrenata per i libri. Un amore iniziato ad otto anni e cresciuto nel tempo. Amo scrivere e riversare, nero su bianco, emozioni, sentimenti e pensieri concreti e astratti. La musica è la colonna sonora della mia vita. Ogni libro lascia traccia dentro di noi e con le recensioni, oltre a fornire informazioni "tecniche", si tenta di proiettare su chi le leggerà, le sensazioni e le emozioni suscitate. Beh..... ci provo! Spero di riuscire a farvi innamorare non solo dei libri ma della cultura in senso lato.

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