Firenze un film di Riccardo Lestini

Firenze un film

Riccardo Lestini
La Firenze che non ti aspetti, quella nascosta, sotterranea e maledetta, che non trovi sulle cartoline né sulle guide turistiche. Quella feroce degli anfratti sconosciuti di certe vie del centro, della noia, dell’ipocrisia, dell’angoscia delle periferie. La Firenze più autentica e vera, unta di lampredotto e bestemmie, incazzosa e superba, sboccata e principesca, che prendendoti per il culo riesce a svelarti l’universo. Dopo “Il Piccolo Principe è morto”, Riccardo Lestini torna con un romanzo. E questa volta ci racconta quindici storie, quindici frammenti di disperata normalità che, in un’anonima giornata d’inverno, si intrecciano, si sfiorano, si guardano. Due vecchi compagni di università che si rincontrano scoprendo che hanno da dirsi molto più di qualcosa, una ragazza che ha misteriosamente perso la memoria, un netturbino furioso con il mondo, una prostituta piena di incubi, un senza tetto innamorato, una donna impantanata in un amore sbagliato, un sedicenne col cuore a pezzi. E, su tutti e fra tutti, un ragazzo che gira le strade con la videocamera convinto che ci sia un film nascosto dietro ogni mattino, che il mondo sia un gigantesco concerto di ostriche e che, a spolparlo per bene, prima o poi deve per forza saltar fuori la Perla…

Introduzione

Il romanzo è il racconto della vita di una miriade di personaggi (più o meno una quindicina) vista nella quotidianità di un giorno qualsiasi, in un periodo qualsiasi dell’anno. Come un regista, lo scrittore segue i passi, le abitudini, le ossessioni, le manie, i vizi e le virtù delle tante persone che affollano le vie della città, a partire dall’alba fino a notte inoltrata.
Sullo sfondo, ma sempre protagonista, la più amata dall’autore: Firenze

Recensione

Gente di città che si incontra, si sfiora, si incrocia, si allontana. La città è Firenze, città-monumento deturpata dal turismo mordi e fuggi, dai negozietti di souvenirs che hanno preso il posto delle botteghe artigiane, dai fast-food e dai ristoranti che propinano ai turisti cibo di scarsa qualità spacciandolo per cucina tradizionale.
Dalla periferia fino al centro storico, l’autore segue le tracce di alcune di queste persone, uomini e donne spesso provati dalle difficoltà della vita e a volte senza speranze. Tra queste c’è Ketty, fatta venire dal suo paese dell’Est dell’Europa con il miraggio di un lavoro decoroso e poi finita sul marciapiede, o Lukas, il senzatetto che deve fare a gara con altri accattoni per trovare un posto per chiedere la carità; Giulia, che si risveglia in un prato, con le ossa rotte e piena di sangue, dopo una notte di violenza; Gloria, che in ospedale veglia il figlioletto in coma; Andrea Assennato, studente fuori sede e aspirante scrittore, che, incapace di dare regole alla sua vita e completamente in balia delle bizzarrie dell’amico che divide con lui l’appartamento, si riduce a oziare in una lurida camera in affitto senza aver fatto nessun esame all’università e scritto nemmeno un rigo del suo libro.
L’occhio del film-maker guarda, scruta, spia. Entra nel bar di Daniela la Bella, oggetto del desiderio di tutti, ma da tempo in attesa che Matteo si decida a fare il primo passo; osserva Dario, architetto mancato, che fa il cameriere e non ha il coraggio di chiedere ad Alma di uscire; dà una sbirciatina nella cameretta di Martino, liceale sedicenne alla prima esperienza amorosa.
Gli uomini di questo piacevole romanzo non ne escono bene : quasi tutti sono ingenui, indecisi, irresponsabili, traditori, vanagloriosi, sempre con la bava alla bocca quando vedono una donna appena appena piacente e col sesso come unico chiodo fisso. Le donne, anche se umiliate, ammaccate, violentate, usate, fanno di gran lunga un’ottima figura, dimostrando di saper usare più degli uomini sia la ragione che il sentimento

Conclusioni

Il libro è una bella prova di scrittore per Riccardo Lestini e si legge molto volentieri.
L’autore non è fiorentino, ma è profondamente innamorato della città che lo ha adottato e questo si avverte in ogni parola e nell’uso compiaciuto del vernacolo toscano ricco di gustosi modi di dire, ma anche incline alla parolaccia e alla bestemmia.
Suggerisco all’autore per le sue prossime opere un uso meno insitente e assiduo del turpiloquio per renderle fruibili a tutti

Recensione di Anna Gelardi

Pubblicato da Anna Gelardi

Avvocato per tradizione familiare, lettrice per passione. Tirata per i capelli in questa avventura del blog dalla mia amica Rita, ci sto prendendo gusto. D’altronde è quello che ho sempre fatto fin da piccola: leggere, leggere, leggere. Spero di essere all’altezza delle aspettative e di riuscire a stimolare alla lettura tutti coloro che vorranno seguirmi.

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