Ecce Homo il diario giornaliero di Vincenzo Virgilio

Ecce Homo il diario giornaliero di Vincenzo Virgilio

Un libro particolare dove la poesia si sposa, si confonde e si fonde con una forma nuova di pensieri che dà origine a un mix che, a volte, abbraccia il poetico, altre si discosta mescolandosi nel mondo segreto dell’autore e nel quale, lo scrittore stesso ci vuole fare immedesimare.

Virgilio ci espone “in maniera innovativa” il suo concetto d’amore e vita. Il libro colpisce per il suo linguaggio molto moderno e forte, forse per catturare di più l’attenzione del lettore, sottraendo di proposito molto spazio alla delicatezza della poesia, strappando ogni tanto un sorriso a chi legge e interpreta i numerosi versi.

È uno stile diverso che vuole essere “sconvolgente” con l’alternarsi ricorrente della lingua italiana, latina, inglese e tedesca. Si passa dall’amore del padre verso un figlio, dalla dolcezza dei piccoli gesti, dal contratto di matrimonio e divorzio, dalle tradizioni del paese nativo, dalla fede a Dio …….al caffè e cappuccino al mattino. Giochi di parole che fanno interrogare il lettore sul messaggio che Virgilio in realtà vuole lanciare e sottolineare.

Siamo di fronte ad un libro diverso dalle aspettative con un approccio alla poesia per me amante della poesia pura discutibile.

Recensione di Alessandra Di Girolamo

Vincenzo Virgilio

Maturità classica, laurea in ingegneria informatica.
Quante vite diverse ho vissuto in questi 45 anni, sono del 1972, non so dirlo.
Vivo impastato fra musica e poesia da sempre

La poesia per me è un esigenza dell’anima, qualcosa che si smuove e mi costringe, adesso che scrivo, a interrompere tutto finchè non ho finito.
Perdo pure delle poesie, perchè mentre guido mi vengono in  mente nitide, compongo anche una dozzina di versi e… quando arrivo a destinazione non riesco a trascriverle.
Sono riuscito a scrivere in situazioni impensabili.
Mentre ballo in discoteca o circondato da amici che festeggiano un compleanno e fanno casino in un discopub.
Il tavolino tremava per quanti sbattoni riceveva dalle amiche che ballavano all’in piedi. ed io imperterrito a spiaccicare parole su Wapp.
Mando spesso le mie poesie prima alle beta, cioè persone che mi sono care, scrivo direttamente loro su Wapp, poi il giorno dopo le pubblico su FB.
Il motivo è tecnico, il correttore ortografico di Wapp è più malleabile di FB, si lascia istruire sulle parole nuove.
Solo quando scrivo dal computer vado in presa diretta su FB.
Ad esempio così una poesia è nata ed è stata letta a Radio Torino per la festa degli Angeli in soli 45 minuti.
Dall’ideazione, scrittura, pubblicazione su FB e nel diario della mia amica e giornalista Katia D’orta, pochi minuti.
E poi la sua lettura in diretta a Radio Torino.
Esperienze uniche per un autore, essere letto prima ancora che pubblicato.
E’ la forza della poesia, come ho scritto in un post, che stravolge tutto.
Blocca la mia giornata, esplode su FB, stravolge il palinsesto di un programma radiofonico.
E’ la bellezza della poesia, una bellezza che non è collegata a parlare di amore, perchè come il 5 maggio, le più grandi poesie non hanno solo dentro la rima cuore/amore, che si può trattare anche in maniera non banale, ma raccontano vita e sentimenti, di una civiltà, di un universo, reale o virtuale come Internet.

 

 

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