“Arrivare a domani”, di Marco Di Carlo

“Arrivare a domani”

Marco De Carlo
SINOSSI
Periferia di una grande città italiana. Romana è una ragazzina di etnia rom costretta a combattere il pregiudizio. Ha fiducia nel mondo, persino nello sconosciuto a cui trova il coraggio di chiedere un favore. «Non ho il cellulare. Posso fare una telefonata dal tuo?». La domanda mette l’uomo in difficoltà. Lui è schiavo della paura, di minacce che vede spuntare da ogni angolo del pianeta. Un volto, il suo, specchio di una sofferenza e di una insoddisfazione tutta occidentale. Non come quello sorridente di Tarek, il fruttivendolo tunisino, o di Piotr, il senzatetto polacco. Nel medesimo lembo di terra martoriata si muove anche Consuelo, la colf peruviana. Jamal, il bengalese che gestisce un internet point. Aminah, la prostituta nigeriana. Adrian, il rumeno che passa metà della sua giornata in un garage sotterraneo. Qiang, l’ex-professore fuggito dalla Cina. Romolo, il ladro tossicodipendente. Dieci storie destinate a incrociarsi, legate dal filo sottile di un contatto fugace. Dieci piccole tracce che cercano di resistere agli urti della vita. Anche quando la speranza sembra voltare le spalle. Dieci anime che ambiscono solamente ad “arrivare a domani”. In quanti ce la faranno davvero?

Introduzione

Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo ancora imparato la semplice arte di vivere insieme come fratelli. (M. L. King)

Aneddoti personali

Non sempre la cover di un libro rispecchia il suo contenuto, ma quella scelta da Marco Di Carlo contiene, insieme al titolo, “Arrivare a domani”, tutta l’essenza del libro stesso.

Recensione

In poco più di un centinaio di pagine, l’autore racconta la storia di dieci persone una diversa dall’altra, per età, sesso, provenienza, cultura, etc., legate tra di loro da un unico filo conduttore: trovare il modo di andare avanti per “arrivare a domani”.  Ambientato in una zona periferica di una città italiana, dieci protagonisti, dieci anime prive di certezze e di un’àncora sicura cui aggrapparsi, vivono alla giornata affrontando non solo le difficoltà oggettive dell’essere “ospiti” in terra straniera, ma costretti a  lottare contro i pregiudizi del falso perbenismo.  Il “diverso”, da che mondo e mondo fa paura. Fa paura tutto ciò che non si conosce e che, per un motivo o un altro, si pensa possa stravolgere in qualche modo abitudini, pensieri e quell’apparente quiete di un habitat fondamentalmente circoscritto al proprio microcosmo, abitato da ipocrisia e finti dettami di dubbia moralità. E pur se tutti ci professiamo accoglienti, solidali e privi di preconcetti inutili e razzisti, in fondo, un pizzico di intolleranza verso chi non riteniamo essere “come noi”, forse lo abbiamo tutti. Non siamo razzisti, ma …  non ci fidiamo dei rom, guardiamo con sospetto chi ha un colore della pelle diverso dal nostro, passiamo con estrema indifferenza accanto a chi chiede l’elemosina o dorme per strada, non ci chiediamo neppure il perché una donna, ragazzine a volte, stia seduta su un marciapiede in attesa di un cliente … ci limitiamo a osservarla e a tirare conclusioni affrettate e spesso prive di fondamento. Siamo troppo abituati e inclini a guardare il contenitore senza vedere il contenuto.  Non conosciamo le loro storie, i loro problemi, il loro vissuto, i loro drammi, eppure ci ergiamo a giudici supremi ostentando condanne senza possibilità di appello.
Le dieci storie si intrecciano unendo i propri fili fatti di ferite, dolore, rabbia, paura, ma anche di sogni, di speranze, di aspettative, di sorrisi rubati, di contatti umani fugaci tra chi, unito da un destino similare, trova il coraggio di mettersi nei panni dell’altro tentando un’unione contro le percosse inflitte della vita. Esseri umani ai margini di una esistenza invisibile, vista dai più come inutile …   Marco di Carlo, attraverso una penna sapiente, fluida e coinvolgente, tenta di ribaltare tutto ciò, e dando voce “agli ultimi”, prova a dare importanza a chi per il mondo non esiste. Il tentativo è quello di insegnare a dare fiducia senza vedere ovunque, per partito preso, minacce e pericoli. In fondo, ognuno di noi, al pari di uno specchio, riflette all’esterno ciò che cela all’interno e l’interno, spesso, trabocca di ataviche educazioni alla ricerca di una perfezione basata sui canoni di scuole molto attente all’apparenza e all’avere piuttosto che alla sostanza dell’Essere.

Conclusioni

Non sono entrata di proposito nei particolari della narrazione, preferisco lasciare al lettore il piacere di emozionarsi, di divertirsi, di scoprire, di riflettere soprattutto davanti al vissuto di dieci persone, con la certezza che ognuno saprà accostare ogni singola storia a un volto familiare. Lettura consigliata.

Teresa Anania

Voto

5/5

Citazioni

…  la paura di morire non significa avere voglia di vivere. … L’amore per la vita è un ‘altra cosa. Quello vero uccide la paura, la soffoca, occupa troppo spazio per lasciarle anche solo un po’ di ossigeno. …

A volte basta davvero poco per cambiare il corso della giornata di un uomo in difficoltà.

… Si sente fortunata a essere così vuota, a non avvertire la mancanza di nulla, perché nulla ha mai avuto, e niente bramerà mai più del respiro senza nome che la tiene in piedi. …

… Non pensa a niente.  Non è triste. Non è felice. È , e tanto crede debba bastargli. …

Pubblicato da Teresa Anania

Eccomi..... Sono Teresa Anania, e ho una passione sfrenata per i libri. Un amore iniziato ad otto anni e cresciuto nel tempo. Amo scrivere e riversare, nero su bianco, emozioni, sentimenti e pensieri concreti e astratti. La musica è la colonna sonora della mia vita. Ogni libro lascia traccia dentro di noi e con le recensioni, oltre a fornire informazioni "tecniche", si tenta di proiettare su chi le leggerà, le sensazioni e le emozioni suscitate. Beh..... ci provo! Spero di riuscire a farvi innamorare non solo dei libri ma della cultura in senso lato.

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