Alessandra Di Girolamo intervista Francesca Scalisi

Alessandra Di Girolamo intervista Francesca Scalise

Buongiorno Francesca Scalisi, ho avuto modo di incontrarti a Palermo, in occasione della presentazione del libro di Antonio Cucciniello, sono rimasta molto colpita dal “regalo” che hai voluto donare allo scrittore.

Approfondiremo questo argomento nel corso dell’intervista;

ora ci vuoi raccontare come e quando nasce la tua passione per la pittura?

Buongiorno Alessandra e grazie a te dell’invito.

Certamente non è il valore cronologico a datare il mio interesse per la pittura.

Non ricordo nulla che non fosse legato ad essa.

In che modo pensi che la pittura possa arrivare e penetrare nell’anima di una persona?

Penso che questo accada quando l’apparenza percepita coincide con l’espressione trasmessa.

 In questo atto di “libertà cosciente”, l’osservatore decide il destino dell’opera.

L’anima si svela solo quando e in chi si riconosce.

Un artista ha la capacità di entrare in punta di piedi nel cuore di chi gli sta attorno, suscitando emozioni nascoste di cui non si conosceva neppure l’esistenza. Vuoi condividere con noi alcuni momenti particolari che hanno segnato la tua vita da pittrice?

Generalmente non amo molto parlare di me o teorizzare il mio operato. Chi varca la soglia del mio studio rimane spesso stupito da tanto silenzioso lavoro. Mi diverto moltissimo ad osservare i volti rapiti, storditi, solitamente contrariati dall’essere stati lontani dalla mia realtà. In moltissimi mi chiedono il perché della scelta di rimanere in Sicilia esprimendo il loro disappunto. Altri ancora rimangono colpiti dalla forza di una pittura femminile che “sembra realizzata da un uomo”. Una provocazione che ancora mi fa sorridere.

Ho avuto la fortuna di conoscere grandi Maestri, di esporre in luoghi prestigiosi, ma ciò che segna la mia vita da pittrice è il mio presente che è la risposta ad un passato e che guarda al futuro con la smaniosa voglia di migliorarsi e crescere.

Tu insegni in una scuola superiore nella città di Trapani, qual è il rapporto tra i tuoi alunni e l’arte?

Inizialmente si trascinano dietro stereotipi non sempre positivi, derivanti dalle esperienze scolastiche precedenti. Quasi subito si rendono conto di quanto sia importante la conoscenza del nostro patrimonio artistico, delle nostre origini e della nostra storia. Diventano talmente curiosi da portarmi ad approfondire alcuni argomenti e soprattutto si fanno interpreti infallibili e ricercatori accaniti. I ragazzi hanno moltissima energia ed ogni conquista diventa terreno fertile per una buona crescita interiore.

In questa società fredda e tecnologica  nella quale viviamo, quanto ritieni sia un valore aggiunto la figura dell’artista?

-Alla figura dell’artista purtroppo non viene attribuito il dovuto riconoscimento e spesso la cultura di massa non mostra quella necessità di comprendere le controversie e l’individualismo che la caratterizza. L’artista è testimone del proprio tempo, obbliga a contemplare una nuova visione del mondo, ma spesso l’approccio all’arte rimane in superficie.

Tornando allo scrittore Antonio Cucciniello e al suo libro “Le Ali del bruco” vuoi raccontarci come e quando sboccia l’idea di dare forma a questo romanzo attraverso l’arte delle immagini?

Ho conosciuto lo scrittore Tony Cucciniello in occasione della presentazione del suo libro presso il mio Istituto a Trapani. Sono rimasta impressionata dal suo carisma e dalla capacità di interagire con i ragazzi già da subito. Spesso gli scrittori, come i musicisti o gli artisti in genere, rientrano nell’immaginario collettivo come delle personalità introverse ed anche un po’ distanti dalla realtà scolastica. Il suo entusiasmo ha rapito tutti. Ho acquistato il suo libro che di lì a poco ho letto. Un romanzo ricco di  particolari come un dipinto fiammingo ma incisivo come il segno espressionista.

I suoi personaggi non mi hanno dato nemmeno il tempo di leggerli:  me li sono trovati tra le mani. Sono stati loro a cercare un volto ed io non mi sono tirata indietro.

Ho sfogliato personalmente il “prezioso” regalo che hai consegnato all’autore la sera della sua presentazione alla libreria Macaione di Palermo, ne sono rimasta molto impressionata. Ogni pagina un personaggio e ogni pagina un pezzo di vita dello stesso Cucciniello. Quali sono le figure del libro che maggiormente ti hanno affascinato e perché?

Lo scrittore è riuscito ad investire tutte le figure della medesima importanza.

 Mi ha catturata particolarmente la figura del clochard: l’eroe romantico, il mito incantato . Lo scarto sociale riscattato e  fuggito all’opera di Caravaggio per segnare nuovi percorsi al romanzo di Tony. Figura scomoda, la sfida all’inadeguatezza del vivere che corregge ed instrada la disperazione del protagonista anonimo. Una guida che pretende solamente la salvezza altrui.

Se potessi con un solo disegno rappresentare la vita di Antonio Cucciniello ( ovviamente per quello che sai e conosci di lui) cosa raffigureresti e perché?

Conosco poco della sua vita.

Realizzerei un dipinto provando a far emergere una luce abbagliante ma mai invasiva, attraversata da percorsi sempre diversi in un flusso continuo.Tony è una personalità vulcanica.

Cara Francesca, hai dei progetti per il futuro? Ci sono in programma delle mostre o realizzazioni cover per autori ai quali tieni particolarmente?

Ho in programma alcuni progetti di cui al momento non posso parlare.

Prima di salutarci vuoi aggiungere qualcosa che ritieni opportuno farci sapere? Grazie per la tua disponibilità e professionalità.

Grazie ancora a te Alessandra, per aver dato voce ad una piccola parte del lato femminile del mondo.

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