A volte le parole non bastano di Alessio Provenzani

A volte le parole non bastano

Alessio Provenzani
Un lungo viaggio in treno si tramuta, per Diego, nell’occasione di attingere dalle profondità i ricordi più cari. Il protagonista di questo romanzo di formazione, infatti, si specchia negli occhi buoni di un anziano presente nel suo scompartimento e immagina di potergli raccontare le vicende e gli aneddoti più importanti della propria esistenza.
C’è spazio, inizialmente, per la rievocazione della storia di famiglia, che vede la luce nel difficile contesto dell’emigrazione italiana negli Stati Uniti. Diego, nato e cresciuto in Sicilia, sembra aver ereditato nel patrimonio genetico la tendenza a muoversi per cercare la propria dimensione, non solo ambientale ma anche sentimentale. L’evoluzione passa attraverso numerose esperienze in giro per l’Europa, tra Francia e Portogallo, e nello scenario della propria terra. Durante il percorso si imbatte in donne destinate a stravolgere il suo concetto di amore.
A volte le parole non bastano è un’originale opera di autofiction impreziosita da una vena di spirito siciliano.
L’autore:
Alessio Provenzani è nato a Palermo, dove vive e lavora. A volte le parole non bastano è il suo primo romanzo.

Introduzione

L’autore, Alessio Provenzani, con uno stile chiaro, deciso, d’impatto e con un ritmo decisamente incalzante, è riuscito a creare quella combinazione giusta che riesce ad incuriosire, ad affascinare, a catturare la completa attenzione del lettore.

Aneddoti personali

Da qualche mese avevo questo libro “ A volte le parole non bastano” nello scaffale della mia libreria; l’altro giorno spolverando il mobile, ho avuto la sensazione che proprio questo volume avesse scelto me per essere sfogliato, apprezzato, amato! Così ho deciso di sedermi sul divano e mi sono immersa nella scrittura di Provenzani. Sapevo già che fosse palermitano come me, ma ignoravo la sua bravura nel dare forma ai suoi pensieri. Così in un pomeriggio ho letto tutto il libro e quando sono arrivata alla fine, non vi nego che avrei voluto ricominciare …

Recensione

A volte si riesce a leggere un libro in poche ore, ma non perché questo sia scritto in maniera troppo semplice o elementare, nient’affatto, non è proprio il caso dell’autore Alessio Provenzani ! Lui ti trasporta fin dalle prime pagine dentro la vita del protagonista Diego e, senza accorgertene, anche tu ti ritrovi a far parte della sua famiglia, dei suoi affetti, dei suoi amori, dei suoi viaggi e dei suoi pensieri. Questo è il libro del viaggio, ma non inteso soltanto come viaggio fisico da un luogo all’altro, questo è soprattutto il libro del viaggio interiore, dove niente si può nascondere alla propria coscienza e nulla può essere tralasciato, poiché ogni tassello della nostra esistenza è un gradino indispensabile per arrivare alla nostra meta.
Diego, un giorno si ritrova in treno vicino ad un anziano signore e, all’improvviso, immagina di poter sprigionare tutti i suoi ricordi, tutte le sue emozioni, tutte le tappe della sua vita, e raccontarle proprio a quell’estraneo dagli occhi molto buoni.
La cosa sorprendente dell’autore è il modo in cui riesce a tessere questa tela che profuma di tanta cultura; si parla di storia, di geografia, di arte, di letteratura, di tradizioni, di costumi, di musica, di cinema e di amore!
L’autore ci fa sognare con i suoi svariati corteggiamenti che vedono protagoniste delle cartoline, ma cartoline speciali, scritte in latino. Così tra Cicerone a Catullo e tra una frase e l’altra nasce il primo amore post- adolescenziale del nostro protagonista. “ Soles occidere et redire possunt”.
Si parla del secondo conflitto mondiale , dell’emigrazione in America, del problema della disoccupazione in Italia, soprattutto al sud, dell’integrazione, del ritorno alle proprie radici.
L’autore ci fa viaggiare con Diego e, prendendoci per mano ci porta in Portogallo ,a Lisbona , città del fascino misterioso. “ Sentivo come nella mia Sicilia, il segno lasciato dalle numerose popolazioni. I fenici prima, i romani e i visigoti poi, e alla fine i mori”.
Ci porta anche in Francia, a Lione, la seconda area metropolitana più grande dopo la capitale Parigi; ma ci accompagna pure a Lourdes facendoci respirare le medesime emozioni che lo stesso protagonista prova in quel luogo così suggestivo e mistico. “Le cause non le conosco ma, in quel luogo, qualcosa accade. Non so di che natura o genere, ma accade. A volte le parole non bastano”.
Ho apprezzato parecchio l’eleganza e la delicatezza adottati dall’autore per affrontare temi molto delicati: malattie di ogni genere, ma soprattutto, l’approccio con ragazzi diversamente abili.
“Ho imparato molte cose , prima tra tutte quella di riscoprire le cose essenziali della vita”.
Ogni viaggio corrisponde ad una tappa della vita di Diego, dei suoi amori, delle sue delusioni, del suo continuo bisogno di trovare sè stesso in mezzo al mondo! Scopre il sentimento puro, esplora il sesso, il divertimento, la passione, conosce il dolore, assapora la solitudine.
“ Perché come dice Woody Allen: il sesso senza amore è un’esperienza vuota, ma tra le esperienze vuote è indubbiamente una delle migliori che ho conosciuto finora”.
In questo libro viene messa in risalto la bellezza e il valore dell’arte; così quando il protagonista decide di intraprendere un nuovo lavoro come critico nelle gallerie d’arte, ci rende partecipi delle sue conoscenze nell’ambito della pittura contemporanea e non solo, della scultura e ci rivela la sua grande passione per l’antiquariato.
Essendo palermitana non vi nego che ho amato la descrizione che Alessio Provenzani fa di Palermo: Mondello, Capo Gallo, Piazza Verdi , teatro Massimo, ma in particolar modo ho adorato le pagine che l’autore ha voluto dedicare ai “ PUPI SICILIANI”. Si parla del grande Maestro Pietruzzo , PIERO SCALISI, (nipote del comico famoso palermitano Ciccio Ingrassia) che l’amore per le marionette ce l’aveva nel sangue.
Un libro intriso di “tradizioni”.

Conclusioni

Ne consiglio assolutamente la lettura!

Citazioni

“ C’è chi dice che dopo la prima volta a Lourdes, si torna sempre perché è Maria che spinge a ritornarci. Andare a Lourdes fu un regalo, un dono. Non tutto può essere spiegato, a volte le parole non bastano”.

Recensione di Alessandra Di Girolamo

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